Categories: Opinioni & Commenti

Gli assurdi tentennamenti sul green pass

di Mario Guidotti

Spiace ripetersi, ma il tormentone riguardante il green pass da tampone non si può più neppure sentire. Adesso il governo, tirato per la giacca dalle tribù dei “no green pass”, “no vax”, “no tutto”, ne estende la validità a 72 ore per il molecolare, mentre restano a 48 gli altri. Riassumiamo: chi non vuole o non può vaccinarsi è nella disponibilità di avere il green pass, cioè il documento che gli consente una vita attiva e comunitaria (lavoro, socialità, viaggi, sport, ristorazione, divertimenti, spettacoli, etc.) se esibisce certificazione alla guarigione del Covid entro 180 giorni o se produce un tampone negativo, sia esso molecolare (fino a 72 ore) o antigenico (48). La cosa non ci vede d’accordo per più motivi.

Primo: i tamponi rapidi, cioè quelli basati sulla produzione di proteine che insorgono con il contatto virale non sono precisissimi, essi hanno una logica di screening di popolazione, non di specificità per il singolo individuo.

Secondo, la replicazione del virus, soprattutto nella sua variante delta, è velocissima e nel periodo di incubazione si sono visti molti casi di falsi negativi ai test antigenici, che ripetiamo non sono l’espressione dell’Rna virale (mentre lo sono i molecolari) bensì di componenti del virus e della sua infezione.

Terzo, ed è di una stranezza lunare che non se ne parli: il tampone negativo ha valore solo al tempo zero, hic et nunc, qui e ora. Ci ripetiamo, anche a costo di apparire pedanti, noiosi, pesanti allo stremo. Se chi ha fatto il tampone rapido è negativo, ma nell’attesa del referto (30-60 minuti) va al bar, all’aperto anche, prende un caffè con gli amici, quindi si leva la mascherina, si accalora nella discussione sulla partita della sera prima, e magari uno di loro è portatore o ammalato di Coronavirus variante delta altamente contagiosa, e quindi magari si infetta pure (colui che ha fatto il test negativo), poi va a ritirare il referto negativo, ma che non è più veritiero della reale situazione del nostro protagonista. Se questo “agio” di andare a prendersi il virus, che peraltro è possibile già in 5 minuti, viene esteso da 48 a 72 ore, voi capite che non gliela possiamo fare a contenere la pandemia. È di una evidenza disarmante, un concetto chiaro, limpido, cristallino. E per niente politico, ma puramente logico.

In 72 ore ci sono 3 serate a rischio, e badate bene in un locale chiuso se c’è un portatore di variante delta la diffusione del virus è certa e il rischio di ammalarsi dello stesso da parte dei presenti è del 60%, secondo gli studi. Vogliamo annacquare il valore del green pass, anzi toglierlo? Va bene, che i nostri governanti decidano così, ma nascondersi dietro un certificato che molto probabilmente non esprime la verità non è solo un gesto bugiardo, ma ipocrita.

Ci meraviglia il Cts, cioè il comitato dei cosiddetti esperti, che misteriosamente su questo concetto semplicissimo continua un atteggiamento ondivago. Lo possiamo accettare dai politici, non dagli scienziati.

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