Gli spazi inadeguati delle nostre scuole

di Adria Bartolich
Si è svolta, nei giorni scorsi all’Aquila,
alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’inaugurazione dell’anno scolastico. La scelta di tenere la cerimonia nelle zone terremotate non ha
solo un forte contenuto simbolico, ma è anche la testimonianza della volontà di
non dimenticarsi di quelle popolazioni così duramente colpite da un’immane
tragedia. Bene ha fatto perciò il Presidente non solo a ricordare che la
ricostruzione deve essere considerata un’urgenza nazionale, ma che soprattutto la scuola, con il suo contenuto
formativo e culturale, è un elemento
centrale non solo nella
difficile ricomposizione di un tessuto
sociale fortemente compromesso da una calamità naturale come il terremoto, ma
di tutte le comunità. Il Presidente ha posto l’accento non solo sugli
innegabili ritardi nella ricostruzione degli edifici, ma anche su quelli che regolarmente interessano il
sistema scolastico: dalla incompletezza degli organici a inizio anno alla
carenza cronica degli insegnanti di sostegno, che rischia di accentuare le
difficoltà di molti alunni che partono, per una serie di motivi, da condizioni
di svantaggio. Inutile dire che anche quest’anno, come sempre del resto, le
lezioni sono iniziate con numerose cattedre che aspettano di essere riempite e
molti ragazzi diversamente abili dovranno spettare per avere l’insegnante di
sostegno a loro assegnato. Altro problema sottolineato dal Presidente, annoso e
ben lontano dall’essere risolto, è
quello degli spazi e degli edifici
scolastici. Nonostante gli annunciati in più fasi piani di ristrutturazione, in realtà spesso
nelle scuole gli interventi di
ristrutturazione sono tardivi e gli spazi in cui i ragazzi stazionano per una
buona metà della loro giornata sono inadeguati e ben lontani dagli standard
richiesti dalle leggi vigenti. Nel nostro piccolo, anche a Como, senza dover
pensare a situazioni tragiche come quelle delle zone terremotate, in molte scuole si fa lezione in spazi non adeguati, con infiltrazioni di umidità,
polveri provenienti da lavori lasciati incompiuti, insomma in situazioni
tutt’altro che confortevoli e in ordine.
Stante la situazione delle scuole italiane e gli stanziamenti previsti
dall’allora Governo Renzi, mantenuti da quello Gentiloni, quelli cioè che in un
quinquennio hanno consentito di effettuare oltre 2.000 interventi di
riqualificazione, sorprende che, a un
certo punto, il primo Governo Conte
abbia deciso di riportare le competenze per la ristrutturazione degli
edifici togliendole dalla Struttura di missione per la
riqualificazione dell’edilizia scolastica, vicina alla Presidenza del
consiglio, riportandola nell’alveo del
ministero. Morale, 5 milioni di euro
stanziati giacciono dormienti mentre le
scuole avrebbero bisogno di interventi celeri.