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Graduatorie senza fine e cattedre vuote

di Adria Bartolich

Per agevolare il completamento degli organici delle scuole e affrontare l’emergenza Covid, il Ministero ha adottato alcune misure speciali come le graduatorie per la chiamata veloce e le Gps, cioè le Graduatorie provinciali per le supplenze, che si sono aggiunte a quelle già esistenti concepite per aumentare la possibilità di trovare in fretta i docenti con cui coprire le cattedre rimaste vuote.

Certo, si sentiva la mancanza di un’altra graduatoria visto che non ce ne sono abbastanza; attualmente abbiamo soltanto le graduatorie a esaurimento, quelle di merito e d’istituto, queste ultime suddivise in fasce diverse a seconda della condizione dell’insegnante, se con il solo titolo oppure anche abilitato. A queste si è aggiunta la possibilità di fare domande, per coloro che sono in possesso dei requisiti necessari, in una regione o provincia diversa da quella in cui sono inseriti.

Infine si aggiungono anche le domande di coloro che da esse sono esclusi con la messa a disposizione. Poi sono state attivate le Gps, cioè le Graduatorie provinciali per le supplenze suddivise a loro volta in due fasce – certo, la semplicità non è cosa molto diffusa nel nostro Paese – una per gli abilitati e l’altra per coloro che sono in possesso solo del titolo di studio.

Non finisce qui: come spesso accade, a questo punto si apre il capitolo di che cosa succede davvero al di là dei nobili scopi dichiarati, e cioè la copertura tempestiva dei posti e la messa in sicurezza delle scuole in una fase delicata.

Nelle Gps e nelle graduatorie d’istituto è stata lasciata la possibilità di inserirsi anche ai docenti di ruolo.

Che cosa significa questo sul piano pratico? Gli insegnanti con un punteggio molto alto cumulato con anni di servizio, possono scegliere sia una scuola di un altro ordine che un’altra materia o un posto di sostegno. Potranno stare nella nuova situazione per tre anni e poi rientrare nella loro posizione di ruolo, altrimenti perdono la titolarità.

In altre parole, dopo il blocco della mobilità si è trovato modo di favorirla ugualmente.

A chi pensa che comunque si sia trattato di una possibilità per i giovani insegnanti per fare esperienza, consiglio di andare a vedere i punteggi dei candidati.

Ce ne sono un bel blocco nati nei primi anni ’60 con oltre trent’anni abbondanti di servizio.

Ora, come sempre, è impossibile capire se al ministro di turno sia sfuggita di mano la situazione, governata in realtà dall’apparato ministeriale, oppure se sia una scelta deliberatamente distratta sulle reali esigenze delle scuole in molti casi ancora oggi senza il personale necessario, specie in alcuni ordini di scuola e zone. Mistero. O forse, più semplicemente, saggezza popolare: passata la festa, gabbato lu santu.

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