di Mario Guidotti
A Como il fenomeno è ancora contenuto, sporadico, ma chi
gravita su Milano ne avrà notato un importante impatto. In talune capitali
europee è diffusissimo. Parliamo del monopattino, o per lo meno della sua
versione 4.0: elettrico, niente patente, casco non obbligatorio, può coprire
fino a 35 Km di distanza media. Non c’è bisogno che vi buttiate ad ordinarne
uno per i vostri figli e nipoti nella speranza di risolvere il problema regalo
di compleanno/Natale, si noleggiano con un’app: un euro per lo sblocco, poi 15
centesimi al minuto. Ce ne sono di diversi tipi: monopattino elettrico,
hoverboard, monowheel, segway, rimandiamo il lettore alla ricerca in rete per
non entrare in tediose dissertazione tecniche.
Sono tutti strumenti per muoversi con grande disinvoltura
nelle città e non male per andare al lavoro, a scuola, a fare un giro con gli
amici, rimorchiare una ragazza, portare fuori il cane. Bene allora. Quale è il
problema?
Sono pericolosi. Ma figuratevi! Vanno al massimo a 5-6 Km/h.
E invece sì, a Parigi, dove sono diffusissimi, contano già morti e feriti.
Sembra infatti, secondo uno studio condotto in California, che l’80% degli infortuni sia per cadute, il
9% per scontri con auto, moto, bici e l’11% con altri oggetti (muretti, pali,
cancelli). Le ferite riportate sarebbero nel 40% fratture, nel 32% traumi
cranici, 28% tagli e contusioni varie. Però! Non poco per dei banali
monopattini. Sì, perché il pericolo non viene dal mezzo, piacevole ed in sé
innocuo, ma dalle nostre abitudini. Dai nostri comportamenti, tesi alla totale
anarchia al grido “viva la libertà”. Non è diverso dalle biciclette,
apprezzatissimo ed ecologico mezzo di locomozione diventato strumento di feriti
e morti. Sì, perché il comune denominatore è il mancato rispetto delle regole.
Per non cadere nelle retorica trita e ritrita, si può girare
con i mezzi che si vuole ma con due principi irrinunciabili: che ci siano delle
regole e che le si facciano rispettare. Una volta per tutte: con le biciclette
in città (ma pensiamo anche nei paesi) si può guidare contromano? Con le
biciclette in città si può salire pedalando sul marciapiede? Conducendo una
bicicletta si può tenere il cellulare all’orecchio o mandare messaggi? Chi guida
la bicicletta può passare il semaforo con il rosso (perché sembra che una volta
affrancati i pedali non si possano più mettere i piedi a terra)? Decidano le
autorità una volta per tutte, perché recentemente si è fatta confusione anche
su questo. E poi che si applichino le regole. Ma a tutti, beninteso, non è una
campagna anti-monopattino o anti-biciclette.
Allo stesso modo da tempo chiediamo sanzioni e provvedimenti
per parcheggi selvaggi di auto in prima-seconda-terza fila, ed anche di moto
che sembrano bisonti cromati adagiati su marciapiedi dove le carrozzine, per
fare un esempio minimo, non passano più.
La tecnologia in parte ci semplifica la vita, ma a patto che
ne regoliamo l’uso, altrimenti il rischio non è un avanzamento sociale ma un
arretramento al Far West o peggio alla giungla, seppur urbana.
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