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I soldi adesso ci sono, bisogna chiederli

di Giorgio Civati

Se il problema nel pubblico, dallo Stato alle amministrazioni locali, come sostengono in molti, è la mancanza di soldi, allora almeno di questi tempi il problema non esiste, o comunque è ampiamente ridimensionato. Quegli oltre 200 miliardi dell’Unione europea in parte arrivati e in parte ancora da sborsare sono comunque soldi veri, certi, a disposizione dell’Italia. E che poi in buona parte vadano restituiti perché sono solo prestiti resta vero, ma è un altro discorso. Infatti lo Stato ha predisposto progetti per migliaia di pagine sui più disparati argomenti e per miliardi e miliardi di euro. Quel che ci pare strano, però, è che dei circa 80 miliardi destinati agli enti locali Como pare disinteressarsene.

La “corsa” ad accaparrare risorse è ovviamente partita. Milano, per esempio, ha mobilitato anche i Municipi: ciascuno per la zona di competenza ha identificato necessità e priorità. Scuole, bonifiche ambientali, parchi e giardini, edilizia sociale e molto altro. E la lista dei desideri è lunghissima, compreso paesi e città di tutta Italia. Ma a quanto si sa non Como. Il territorio lariano brilla infatti per le tante parole – nemmeno tante per la verità sull’argomento specifico – e per l’assenza di progetti e richieste concrete. Strano, perché di cose da fare, di pecche e di carenze tra Como e provincia ce ne sono tantissime. Quelle solite, che si ripropongono da decenni in qualche caso, che potrebbero essere sistemate in questa situazione speciale affiancando iniziative e migliorie anche differenti, guizzi di ingegno, progettazioni innovative. Niente, a quanto è emerge al momento.

E invece Brescia ha ottenuto circa 42 milioni di euro, Varese una trentina, Sondrio 15 e altrettanti a Monza. Dentro quei progetti finanziati con il Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza) da Bruxelles ci sta di tutto, viabilità ed edilizia, rigenerazione di intere aree urbane e molto altro. Un bengodi per i politici italiani, forse esclusi quelli comaschi. Qualche idea a dire il vero circola: completamento della tangenziale, miglioramento della navigazione lacustre, qualche riqualificazione immobiliare nel capoluogo, potenziamento o ampliamento della rete ferroviaria magari con la Svizzera e anche una metropolitana leggera tra la periferia Sud e il centro di Como.

Tutto bene? Più o meno, perché il “libro dei sogni” rischia di rimanere tale, perché gli amministratori del Lario ancora non hanno prodotto un progetto definitivo e realistico oltre che realizzabile con cui andare a battere cassa a Bruxelles per il tramite di Roma. Perché di cose da fare ce ne sono, ce ne sarebbero a decine, anche a centinaia. Due esempi a caso, la Ticosa e il recupero dell’ex ospedale psichiatrico S. Martino. Ma ore che i fondi e i finanziamenti ci sarebbero, le persone devono agire.

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