Categories: Opinioni & Commenti

Il Congresso delle Famiglie e l’evidenza della realtà

di Agostino Clerici

Il Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona ha occupato le cronache per alcuni giorni, infuocando la platea mediatica, anche a motivo delle ennesime fibrillazioni provocate al Governo di Lega e Cinque Stelle. Non mi interessa entrare nel merito delle questioni, ma vorrei fare alcune considerazioni sul fuoco accesosi in modo così virulento proprio attorno alla famiglia e ai cosiddetti diritti civili. Come al solito sono corse parole in libertà, con eccessi da una parte e dall’altra, e a questo siamo purtroppo abituati. Ma mi ha particolarmente stupito lo scatenarsi di una reazione così forte ad un convegno in cui venivano esposte idee e opinioni – non sempre concordanti tra di loro – che, in quanto tali, in un contesto democratico, hanno piena legittimità di espressione, con la libertà di condividerle o di rifiutarle civilmente e ragionevolmente. Un dibattito di idee, quindi, che non ha bisogno di mobilitare eserciti bellicosi con cui riempire le piazze.

Purtroppo, nel contesto sociale e politico sembra smarrita la passione di ascoltarsi, la bellezza di avere posizioni anche molto diverse, ma di essere comunque disponibili e capaci di dialogare, cioè di confrontarsi ciascuno ponendo in campo il suo logos (e non solo le emozioni). Il mondo in bianco e nero è una atroce finzione, che non esiste nella realtà, ma che ci si ostina a postulare come preteso punto di partenza o a sognare come agognato punto di arrivo. Ora, la realtà ha una prerogativa che le ideologie non potranno mai avere: l’evidenza.

La realtà delle famiglie ha una evidenza che non corrisponde a quanto sostengono gli uni e gli altri dei contendenti di Verona, e il vero dramma è che entrambi lo sanno – perché l’evidenza della realtà è inoppugnabile – ma si ostinano a farsi la guerra su principi e strutture, che sono puri costrutti logici a partire da uno sguardo vero ma parziale sulla realtà, e che quindi finiscono ultimamente con l’essere dei pregiudizi. Le ideologie – tutte le ideologie, quelle fondate sulla religione e quelle fondate sulla ragione – sono come lampadari sontuosi che pendono dal soffitto di una casa diroccata: tanta appariscenza, ma l’evidenza dice un’altra cosa. Dice che né la logica delle rivendicazioni né quella della restaurazione s’addicono ad un tessuto come quello della famiglia, che si è molto sfilacciato. Insomma, il conflitto non paga.

Invece, sembra che, da quando sono cadute le grandi ideologie del Novecento, ci si sia rifugiati – come in un rigurgito di nostalgia – in una selva di piccole ideologie, vere e proprie impuntature di parte. Con allarme, è stato fatto riferimento ai cosiddetti diritti civili. Ma perché mai un congresso (che non è un Parlamento, quindi) dovrebbe avere la forza di annullarli in meno di tre giorni? E perché surriscaldarsi così tanto per un legittimo diritto ad avere uno sguardo diverso su una materia così magmatica come la famiglia? In gioco non c’è un freddo teorema, ma la vita concreta di uomini e donne, che non la pensano allo stesso modo, ma che nutrono progetti – forse solo sogni – che s’assomigliano spesso più di quanto si creda. E i diritti non sono trofei da mettere in bacheca, ma opportunità per vivere, nella concordia delle differenze.

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