Categories: Opinioni & Commenti

Il passo lento delle somministrazioni

di Marco Guggiari

La questione che tiene sempre banco è la vaccinazione contro il Covid-19, che va a rilento e che ha dovuto fare i conti con lo stop temporaneo di AstraZeneca. A oggi, meno del 7% dei comaschi ha già ricevuto la prima dose di un siero. E nella nostra provincia 38mila anziani e grandi vecchi, le due categorie degli over 80, aspettano ancora l’inoculazione. Gli sms ripetutamente promessi dalla Regione Lombardia non arrivano a oltre un mese dalla prenotazione sul portale online. Si salvano invece l’efficienza e la gentilezza dei volontari e di medici e infermieri all’opera, come ha potuto toccare con mano ogni anziano che è stato chiamato. Ats Insubria, a cui fa capo anche Como, rassicura sulla vaccinazione degli ultra 80enni entro la prima parte del prossimo mese di aprile. Vedremo.

In questa situazione di incertezza e in un generale crescendo di dubbi, da lunedì pomeriggio e fino a giovedì è stato bloccato l’utilizzo di AstraZeneca nel timore che alcune morti dovute a trombosi, in Italia e in Europa, fossero riconducibili a reazioni avverse dopo quel vaccino. L’Ema (Agenzia europea per i medicinali) ha poi dato via libera e così ha fatto in Italia l’Aifa, l’Agenzia nazionale del farmaco. Gli eventi segnalati sono meno numerosi di quelli che si verificano nella popolazione non vaccinata e, ciò che davvero conta, non risulta un nesso di causalità tra vaccino e trombosi, anche se non può del tutto essere escluso.

La vicenda segnala alcune cose. La prima è l’ordine sparso in cui si è mossa l’Europa. Non all’unisono e dopo consultazioni e decisioni comuni, ma con una scelta unilaterale della Germania a cui si sono subito accodati altri Paesi, tra i quali il nostro. Il governo tedesco si è mosso da solo e per primo, dopo un altolà chiesto dal suo ente regolatore. Per Roma, Parigi, Madrid, Lisbona e così via era a quel punto difficile non fare lo stesso, ma la sequenza la dice lunga sul fatto che l’Europa sia incapace di muoversi concordemente in modo simultaneo, in questa come in tante altre situazioni, e abbia una locomotiva di nome Germania a cui, volente o nolente, si conforma e si accoda. Un’altra occasione persa.

Secondo punto. Occorre un modo diverso di comunicare, di informare, di approfondire, se si vuole contrastare l’ideologia no-vax. Come si ricostituisce la fiducia tra i cittadini? Il rapporto tra informazione ed epidemia, la cosiddetta infodemia, si innesta nel clima di diffidenza alimentato per anni sui social da molte bufale, dissolto solo in parte dalla pandemia e dal conseguente affidarsi a scienza e medicina. Se nel Comasco e in Italia la risposta organizzativa alla battaglia contro il virus diventasse finalmente adeguata, anche in termini di risorse e tempistica, la rimonta sullo scetticismo e sui timori che si sono diffusi sarebbe più agevole. È stato promesso, speriamo che avvenga presto.

Da ultimo, c’è chi sostiene che a qualche livello sia in atto anche una sorta di guerra commerciale perché AstraZeneca costa infinitamente meno degli altri vaccini, soltanto 2,80 euro a dose in quanto la fornitura avviene senza profitto. E c’è anche il paradosso di un vecchio schema mentale, il riflesso condizionato secondo cui quanto è gratuito, o quasi, sarebbe per ciò stesso inevitabilmente meno efficace.

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