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Il rischio di un quinquennio sprecato

di Marco Guggiari

E’ a dir poco demoralizzante il modo in cui è stata affrontata la questione del rimpasto di giunta nel Comune di Como. Stupiscono la tempistica, di una lentezza ormai più simile all’immobilismo, e l’apparente beata inconsapevolezza dei problemi della città e del poco tempo che resta per tentare di avviarne a soluzione almeno qualcuno. Che grande delusione.

Forza Italia, uno dei partiti che fanno parte della maggioranza a sostegno del sindaco Mario Landriscina, è fuori dall’esecutivo dal mese di novembre del 2018. Quella che doveva essere una questione risolvibile in pochi giorni, parole personalmente riferite a chi scrive da chi era al vertice di quel partito, si è trascinata fino a oggi. Qui non interessa la contabilità dei torti e delle ragioni, un bilancio sempre lungo e di difficile lettura in politica. Importa invece constatare che dopo le recenti dimissioni dell’assessore ai Lavori pubblici, alla Mobilità e ai Trasporti, Vincenzo Bella, un tecnico stimato dal sindaco, si è cincischiato per qualche settimana.

Il primo cittadino Mario Landriscina, dopo aver annunciato una ridistribuzione delle pesanti deleghe lasciate da Bella, ha optato per l’attesa di un segnale di disponibilità dal partito di Berlusconi, per reinserire organicamente Forza Italia tra i propri partner. L’occasione, teoricamente, giustificava questo approccio.

Peccato però che quella stessa formazione politica non abbia deciso tempestivamente e, anzi, si sia mostrata divisa a metà al proprio interno, per diretta e pubblica ammissione, tra fautori e contrari al rientro in giunta.

Conviene a Forza Italia tornare in un esecutivo che si è finora distinto per così scarse opere avviate a soluzione e tanto poveri risultati finora conseguiti? È proprio questo, sussurrato a mezza bocca dietro le quinte, il dilemma al centro del dibattito tra le due diverse anime del partito. Un busillis che Forza Italia sembra ora aver risolto scegliendo infine di rientrare in giunta. Intanto, però, mancano meno di due anni alla fine di un quinquennio giudicato da molti sprecato. Due anni in cui bisognerà correre e non soltanto camminare di buon passo, se si vorrà lasciare almeno un segno tangibile del proprio passaggio.

Il casus belli delle dimissioni di Vincenzo Bella, la piscina di Muggiò, è emblematico di questa situazione. Bella e il suo collega di giunta con delega allo Sport, Marco Galli, si sono scontrati sulle responsabilità dei lavori mai finiti. La vasca è chiusa e priva di un gestore dal 30 giugno 2019, un bel record. Sul piatto c’è un progetto privato, della ditta Nessi & Majocchi, che aveva dato tempo 90 giorni per un’adesione, poi mai arrivata.

I problemi irrisolti in città sono tanti e non vale la pena riscriverne la lista. Chiunque abbia occhi per vedere, già sa. Ora si apre la maratona per il bilancio comunale. Seguirà il mese di agosto, tradizionalmente poco produttivo anche dal punto di vista di un’amministrazione comunale.

Pensare che gli elettori comaschi siano indifferenti a un andazzo inconcludente e digeriscano anche i sassi è un errore. Di certo, preferiscono gesti coraggiosi, se necessario anche di rottura. Lo stallo e la palude, dopo i mesi di confinamento per il coronavirus, non fanno decisamente per loro.

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