di Agostino Clerici
«Angeli e Demoni». È stato dato questo nome ad una inchiesta
della Procura di Reggio Emilia che indaga su fatti estremamente gravi. Se le
accuse dovessero trovare conferma, ci troveremmo di fronte a un abisso di male
che trasforma quelli che avrebbero dovuto essere angeli custodi in perversi
demoni. Davvero una inchiesta umanamente devastante. Una cordata di assistenti
sociali, psicologi, psicoterapeuti e amministratori pubblici avrebbero tessuto
una trama per allontanare minori – di età compresa tra i 6 e gli 11 anni –
dalle loro famiglie naturali e darli in affido retribuito ad amici e
conoscenti, in un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro. Gli aspetti
più gravi della vicenda riguardano i metodi con cui, secondo l’accusa, venivano
motivati gli allontanamenti dei minori. Sarebbero stati inventati in alcuni
casi abusi sessuali patiti tra le mura domestiche, attraverso sedute di
psicoterapia in cui i minori venivano in un certo senso costretti a ricordare
fatti mai avvenuti. Il tutto suffragato da disegni dei bambini stessi,
falsificati però con l’aggiunta di dettagli a carattere sessuale. Addirittura
alcuni terapeuti, sempre secondo l’accusa, si sarebbero travestiti da
personaggi cattivi delle fiabe per rappresentare le figure genitoriali che
venivano in tal modo denigrate. Così si motivava l’allontanamento dei minori
dalle loro famiglie – le cui case erano falsamente descritte come fatiscenti –
con conseguente affidamento e inserimento in un circuito di cure private a
pagamento. Un altro particolare agghiacciante della vicenda: il ritrovamento da
parte dei carabinieri di un magazzino, in cui sarebbero stati nascosti i regali
e le lettere consegnati nel corso degli anni dai genitori naturali ai
responsabili dei servizi sociali e che non erano mai arrivati ai minori, i
quali erano così indotti a pensare che papà e mamma si erano dimenticati di
loro. Si potrebbe pensare che il quadro indiziario è il frutto di un parto di
fantasia. Invece, pur dovendo accertare le singole responsabilità, si tratta di
un’inchiesta che riguarda il Servizio sociale integrato dell’Unione dei Comuni
della Val d’Enza. Ci deve essere qualcosa che non funziona nel coordinamento e
controllo di una materia così delicata, in cui in gioco c’è la sofferenza di
minori e famiglie, se una falla così profonda può aprirsi in una zona non certo
degradata del Paese. Detto che la maggior parte degli operatori sociali svolge
onestamente il proprio lavoro ed è affidabile, bisogna assicurarsi di avere i
mezzi per controllare e fermare gli eventuali professionisti disonesti, prima
che compiano i presunti danni segnalati nell’inchiesta emiliana. Alcune delle
vittime, oggi adolescenti, avrebbero manifestato gravi segnali di disagio con
gesti di autolesionismo e tossicodipendenza. Chi è accusato di aver giocato con
la loro vita, evidentemente avrebbe rubato speranza nel futuro.
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