Incassi estivi e marche da bollo: il presunto gioco della Houdini

L’indagine sui bandi dei Lidi partita da un esposto presentato nell’estate del 2016
«Ci troviamo… la mano destra dà le chiavi, la sinistra le riprende e le dà alla Houdini». Era questo – secondo la Procura di Como, che negli atti ha citato l’intercettazione – il piano di Bruno De Benedetto, commercialista con studio in via Giulini, sul ristorante “Spiaggia” di Villa Olmo. Passarsi la gestione dell’attività commerciale rimanendo all’interno del “cerchio magico” di società creato appositamente, sostituendo quella uscente – inadempiente con il Comune e con la concessione scaduta da anni – con quella entrante, entrambi riconducibili al commercialista comasco ora in carcere con una serie di accuse – compresa la turbativa della gara pubblica in questione – notificate in una maxi ordinanza eseguita dalla guardia di finanza e dalla squadra Mobile di Milano a inizio settimana.Per questo motivo, secondo il pm Pasquale Addesso, la società uscente, proprio sul “traguardo”, avrebbe sanato la posizione con il Comune di Como (versando 105mila euro) evitando lo sgombero dei locali, e sempre per questo motivo la Houdini, vincitrice del bando, avrebbe preordinato un piano per «accompagnare il precedente concessionario al fallimento» senza però lasciare sul piatto gli incassi della stagione estiva, ovviamente più ricchi che negli altri mesi, vista poi la location del ristorante.Si spiegherebbe così il “buon cuore” della Houdini nell’accettare tranquillamente, pur da vincitrice della gara, di fissare il passaggio di gestione – tra la vecchia e la nuova società – alla fine della stagione estiva. Incassi che invece, con una chiusura dei locali in estate, oppure con un passaggio di consegne proprio in quei mesi, sarebbero stati preclusi.L’indagine era partita anni prima, da un esposto presentato in Procura con data agosto 2016, nei giorni della prima gara per il ristorante “Spiaggia” che fu poi annullata.A presentarlo un concorrente dell’asta che raccontò agli inquirenti il modo di agire (poi riscontrato con le indagini) di Bruno De Benedetto.Secondo la tesi dell’accusa, dietro a tutte queste società – la vincitrice della prima gara poi annullata, la vincitrice della seconda (la Houdini) e pure di quella uscente – c’era sempre la figura del commercialista di Como. Curioso, a tal riguardo, uno dei riscontri contenuto nelle carte della Procura: quello delle marche da bollo.Per dimostrare la stessa “mano” dietro alle società, sono state prodotte le marche da bollo utilizzate per gli atti pubblici, tutte richieste nello stesso giorno, nello stesso posto e con orari sostanzialmente sovrapponibili.Per fare un esempio, in occasione della prima gara, tre società che per l’accusa erano riconducibili a De Benedetto presentarono una marca da 16 euro emessa il 27 luglio la prima alle 12.08 e 50 secondi, la seconda alle 12.08 e 59 secondi, la terza alle 12.09 e 4 secondi.