Campagna vaccinale contro l’influenza chiusa, mentre il virus si diffonde lentamente sul Lario. Il picco della sindrome, secondo gli esperti, è ad ogni modo atteso durante le feste, tra Natale e Capodanno. La segnalazione proviene dai bollettini pubblicati dall’Istituto superiore di sanità (Iss). Durante la 48ª settimana del 2018 (che si è chiusa il 2 dicembre), l’attività dei virus influenzali è stata ai livelli di base. Il numero di casi stimati nella settimana è stata su scala nazionale di circa 152mila, per un totale, dall’inizio della sorveglianza stagionale, di circa 647mila. L’incidenza totale è a 2,52 casi per mille assistiti, mentre la soglia che segna l’inizio del periodo epidemico viene fissata a 2,74.In Lombardia il livello è leggermente superiore, così come in Piemonte, nella provincia autonoma di Trento, Toscana, Umbria, Abruzzo, Campania, Calabria e Sicilia. Fino a questo momento i soggetti più colpiti sono stati i bambini tra 0 e 4 anni, con 6,55 casi per mille assistiti, cui seguono con valori simili quelli nella fascia di età 5-14 anni (2,57) e gli adulti tra i 15 e 64 anni (2,59). Più bassi finora i valori rilevati tra chi ha più di 65 anni (1,27 casi per mille assistiti).Per quanto riguarda la nostra provincia, i comaschi che hanno scelto di effettuare l’iniezione preventiva sono quasi 44mila, in gran parte over 65. Quasi 3mila pazienti hanno scelto di affiancare la vaccinazione contro l’influenza a quella antipneumococicca, offerta ai nati nel 1952 e 1953.In un mese, secondo gli ultimi dati raccolti dall’Ats Insubria, nell’ambito delle strutture dell’Asst Lariana sono 43.781 le persone vaccinate, delle quali oltre 37mila tra gli over 65 e poco più di 6mila appartenenti alle categorie a rischio, alle quali il farmaco era offerto gratuitamente.Tornando ai dati nazionali, durante la settimana a cavallo tra novembre e dicembre, circa l’86% delle persone colpite da casi di sindrome simil-influenzale ha riferito di non essere stato visitato da un medico del Servizio sanitario nazionale. Le persone hanno insomma scelto di curarsi con i cosiddetti farmaci da banco, ovvero medicinali la cui dispensazione al paziente può avvenire senza la presentazione di ricetta, come il paracetamolo. I casi gravi sono però in aumento, rispetto alle attese, sempre su scala nazionale.
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