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Informazioni chiare anche sulle cure

di Agostino Clerici

L’introduzione della certificazione verde (che attesta la vaccinazione anti-Covid) per poter accedere, ad esempio, nei bar e nei ristoranti ha avuto un suo risultato, prima ancora di entrare in vigore (dal 6 agosto), ed è l’aumento considerevole delle prenotazioni per vaccinarsi da parte di coloro che fino ad ora avevano deciso di aspettare. C’è chi sostiene che in fondo questo era l’intendimento sotteso, anche se non esplicitato, del recente provvedimento governativo.

Non volendo di fatto giungere all’obbligatorietà – cosa che sarebbe stata possibile ma che avrebbe suscitato sacche di protesta dagli esiti non prevedibili – il Governo guidato da Draghi avrebbe aggirato l’ostacolo costringendo il pubblico degli indecisi, soprattutto i più giovani, a uscire allo scoperto.

Il certificato per bere il caffè al bar – come qualcuno lo ha definito con sottile umorismo – evidentemente ha una sua forza di persuasione sull’italiano medio, quello che non nutre alcuna ostilità ideologica nei confronti del vaccino. Indipendentemente da questo secondo fine della certificazione verde, è innegabile la funzione sociale di un documento che attesta l’adeguarsi del singolo cittadino alla politica sanitaria decisa e perseguita dallo Stato. Nessuna dittatura, dunque, ma solo uno dei tanti episodi di equilibrio tra diritti e doveri che scandiscono la fragile ossatura di una democrazia moderna.

Ciò che mi preoccupa è il futuro della certificazione verde. Ovvero, se i governanti decideranno di proseguire sulla stessa linea, si arriverà a richiedere il green-pass ai passeggeri per salire sull’autobus, ai fedeli per entrare in chiesa, ai bambini per andare a scuola?

Sono scenari solo immaginati e che al momento sembrano ancora lontani. Tutto dipenderà dagli sviluppi estivi di quella che qualcuno ha già cominciato a chiamare «quarta ondata», ma che forse sarebbe più corretto denominare «prima ondata post-vaccinale».

Personalmente auspico che non si esageri con l’uso della certificazione verde, soprattutto se in gioco ci sono i bambini, per i quali – mi pare di capire – il rapporto tra rischi e benefici del vaccino è diverso rispetto agli adulti e agli anziani. E su questo versante mi aspetto una informazione più onesta e precisa di quella – poca – che finora è stata data. Così come attendo qualche comunicazione in più su un aspetto complementare rispetto a quello dei vaccini – che invece hanno occupato tutta la scena informativa – ed è quello delle cure della malattia innescata dal contagio di coronavirus. Se ne è parlato troppo poco, e mi interessa capire se il motivo di questa mancanza di informazione è che si sono fatti scarsi progressi scientifici in materia di cure o se invece a questo argomento di primaria importanza manca soltanto la forza economica per imporsi.

Una informazione corretta e completa è decisiva per garantire una pluralità di posizioni e un libero dibattito. Si deve poter sfuggire dai semplicismi di certi slogan scritti sugli striscioni, così come è bene evitare arroganti fondamentalismi in una materia in cui le certezze (anche scientifiche) sono poche. Fa bene il Governo ad assumere una posizione precisa, che porti il Paese fuori da pericolosi stalli. Ma non disdegni di ascoltare i dubbi e le domande che continuano ad abitare nel cuore di tanti cittadini.

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