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La beffa dei crediti d’imposta senza coperture

di Giorgio Civati

Prima il sessanta per cento, poi poco più del 15, infine il 45 per cento ma non del totale, di quel sessanta prima citato. Numeri da mal di testa, e forse è proprio questo lo scopo: generare confusione su un provvedimento, anzi su un sostegno all’economia, che è finito proprio malaccio. Che aveva un senso, un ottimo ragionamento di base, ma è finito per essere snaturato, ridotto a quasi niente, ridicolizzato.

Argomento della sfilza di cifre è il credito d’imposta deciso dal governo nel 2020 per le spese di sanificazione degli ambienti di lavoro e per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale, causa  Covid diventati necessari e anche obbligatori.

Vista la pandemia, e considerato che l’unico modo per contrastare il virus in aziende, negozi, studi e attività varie era ed è starne lontano, fisicamente, concretamente, compresi i contatti con colleghi, clienti e fornitori, il governo aveva deciso che il 60 per cento di quanto speso in questi due ambiti – sanificazione e dispositivi di protezione – sarebbe tornato come credito sulle tasse. Non un contributo ma uno sconto fiscale. Fatti i conti dei costi sostenuti nel 2020, presentate on line le modulistiche richieste, da quest’anno i versamenti al fisco avrebbero potuti essere più leggeri. Hai speso diecimila euro in mascherine, gel, barriere protettive e magari in operazioni di sanificazione di locali, scrivanie, banconi di bar e tavoli di ristoranti? Seimila sono di minori versamenti al fisco. Facile, utile. Peccato che non sia andata proprio così.

Quella che era una decisione ufficiale è stata infatti smentita nei fatti. Circolari dell’Agenzia delle entrate che recitavano di “articolo 120 del Decreto legge 19 maggio 2020 n. 34” e poi ancora di “articolo 125” sono poco più che carta straccia. O, se preferite, l’ennesima presa in giro. Già, perché mancano i soldi: hanno promesso ma ora le coperture, come le chiamano quelli che se ne intendono, non bastano a tutto. C’è la cassa integrazione, ovviamente, poi il reddito di cittadinanza, senza dimenticare cash back e lotteria degli scontrini, e poi passando a cose più grosse ospedali da costruire dal niente perché quelli di prima non bastano, personale sanitario da incrementare e via di questo passo. Insomma, di tutto e di più, e in una emergenza quale quella causata dal Covid è comprensibile che i soldi scarseggino.

Ma fare i conti prima e per bene non era possibile? Sbandierare questo come mille altri aiuti e poi arrivare a non avere i fondi per tenere fede agli impegni presi era proprio indispensabile? E, ancora, dopo l’enfasi degli annunci, far passare quasi sotto silenzio questa pesantissima riduzione delle agevolazioni cosa voleva essere, una specie di furbata?

Per fortuna, però, i numeri questa volta non mentono. Chi ha speso mille euro e contava di recuperarne 600 si vedrà riconoscere un credito d’imposta – cioè minori tasse –  di circa 270, e ha addirittura rischiato di scendere sotto i 100. Ovviamente prendersela col governo uscente in queste ore appare ingeneroso, ma la tentazione è molta.

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