La privazione del contatto fisico

di Mario Guidotti
Dicono che la persona umana sia per indole portata al contatto fisico con i suoi simili e che il Covid abbia portato disagio, privazioni e imbarazzi.
Ci si può toccare? Tanto? Poco? Appena un “zic”? Per salutarsi soprattutto, poi per festeggiare e altro.
Agli europei di calcio avete sofferto a non avvinghiarvi al vostro vicino? All’arrivo dei 100 metri di Jacobs e ai salti di Tamberi vi è mancata la stretta di qualcuno?
Non so, faccio fatica a ritrovarmi in questo bisogno di espressioni tattili della razza cui appartengo, cioè quella umana.
E non solo dai tempi delle serate con i club o di rappresentanza, quando lo stringere decine e decine di mani prima di rompere il pane mi dava qualche prurito, ma anche quando non mancavano i leggendari “abbraccioni” di presunti amici e colleghi che non vedevo da giorni o anni. Per finire con i finti baci o colpi di guancia-guancia, che ti mettevano a contatto con profumi discutibili e dopobarba dozzinali.
Il Covid ha messo fine a tutte queste ritualità, ma già spuntano, con il calo dei contagi, i nostalgici del toccarsi a tutti i costi.
Per la verità non sono mai mancati: come non ricordare il bisogno di “darsi di gomito” non potendo stringersi la mano, molto simile a una goffa e disarmonica danza? Insopportabile poi il pugnetto contro pugnetto, in stile Gomorra.
Ma ormai riappaiono inesorabili le mani aperte in attesa di una stretta. Cosa faccio? La ritraggo? La ruoto a destra e sinistra tipo salutino? La chiudo modello morra cinese (foglio batte sasso, ricordate)? O faccio prima e mi tengo le mani in tasca?
O peggio, con ipocrisia gliela porgo salvo buttarmi a svuotare il contenitore del gel subito dopo?
È un problema, anche se non grave. Chi scrive, in epoca non sospetta (Il Martelletto 16 novembre 2019 “Mani in tasca per favore. È arrivata l’influenza”) suggeriva di toccarsi un po’ meno almeno per la stagione invernale alle porte. In particolare, invitava a farsi “solo” un sorriso in chiesa in occasione del momento del passaggio della pace. Speriamo di non aver fatto i gufi, ma guardate poi le cose come sono andate. Comunque sono stato accusato di nevrosi, di rupofobia, misofobia, germofobia, e di essere portatore (non più curatore) di paure di vario genere.
Sarà, ma non si può proprio dare la mano a chi per tutta la durata della Messa ha tossito, poi si è toccato naso e bocca o a chi è appena andato in bagno prima di darti la mano.
Non è soltanto questione di scansare il Coronavirus 19, ma anche milioni di altri microbi di vario genere, è un male?
Sto proponendo avventure misantrope o salti in oscuri passati?
I giapponesi, cordialissimi per tradizione, da sempre si inchinano un pochino, altri asiatici giungono le mani davanti, non è cogente toccarsi per salutarsi.
Non vogliamo imitare gli altri? Perché allora non limitarsi a un bellissimo sorriso? Si vede poco con la mascherina?
Esageriamo e mettiamo lì un piacevolissimo “ciao”.