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La realtà ci impone un silenzio costruttivo

di Lorenzo Morandotti

Lo straordinario direttore d’orchestra Riccardo Muti al termine di un concerto per  Umbria colpita dal terremoto ha invitato ogni città d’Italia  a dotarsi di una scuola pubblica di musica di alto livello e un’orchestra per far crescere oltre al livello culturale delle comunità anche la loro economia con un circolo virtuoso che dia spazio soprattutto  ai giovani. Torneranno a suonare violini e chitarre all’aperto e nei teatri dopo il terremoto che stiamo patendo;  parole come quelle del maestro Muti  vengono utili perché invitano a rigenerare una  società ormai preda della superficialità dando ad esempio il giusto ruolo – oltre a quello già esercitato – a istituzioni come il Conservatorio di Como e tante altre scuole che formano e investano nel futuro credendo nell’arte e nella creatività.

Discorsi lontani dalla realtà attuale,  che invita a preferire alla chiacchiera e al rumore il silenzio e la meditazione. Viviamo una crisi che ha la cultura tra i settori più colpiti. Oltre alla musica, che vede uno dopo l’altro cancellati eventi non solo primaverili ma anche estivi, pensiamo al cinema. Le sale sono chiuse, i festival rinviati o cancellati, le produzioni sospese, i lavoratori a casa.

Eppure è proprio anche grazie a libri, musica e cinema che viviamo meglio, immaginiamo, possiamo sognare e tiriamo avanti in queste stanche giornate mentre  tanti nostri parenti e amici soffrono lontani e i più deboli vengono spazzati via o messi ancora più ai margini. Non è una guerra, ma quanto ci somiglia per tanti aspetti.  Qualcuno in vena di ironia (presa con moderazione serve) definisce questo tempo sospeso il più grande pigiama party della storia. Ma l’arte non  è pantofolaia, è condivisione, sfida, andare oltre gli ostacoli e le convenzioni, precorrere i tempi, contestarli, immaginarne altri.

Tra i tanti che si sono espressi sul tema c’è il cantautore lariano Garbo, che in più occasioni su Facebook, facendo propria anche una riflessione del musicista Nick Cave, ha invitato appunto al silenzio e all’introspezione. Comprensibile la voglia di cantare dai balconi, commoventi gli spot in tv che invitano con crescendo sinfonici a rimanere uniti e a casa, ma se un’abbuffata di cultura potrà e dovrà essere fuori da questo tunnel malato che sia maturata dalla riflessione intima che porta  ordine nelle priorità: perché avremo a che fare con  un mondo dove sono crollati gli statuti di riferimento e che si regge in gran parte sulla capacità di resistenza di ciascuno, sulla connessione digitale e sui denari messi in cascina in tempi più rosei.

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