La scuola esca dall’Ottocento

di Adria Bartolich

Il ministro Bianchi, nelle ultime 24 ore, ha detto tre cose importanti che interessano il mondo della scuola anche se per ragioni diverse. Sono le seguenti:

1) Alla scuola non sono mai stati dati così tanti soldi: si parla infatti di ben 17 miliardi di euro, che sono davvero una cifra imponente. Per capire la dimensione dello stanziamento basti pensare che per la Buona Scuola di Renzi, prima riforma in controtendenza dopo anni che invece di tagliare investiva, furono stanziati quasi 4 miliardi. Il ministro ha già annunciato che molti di questi saranno investiti in edilizia scolastica.

Non c’è dubbio che questa sia una necessità. Al ministro suggerirei anche di mettere mano anche al contratto del personale scolastico, di tutto, perché usare quello attuale è come pensare di governare New York con il Codice di Hammurabi, con tutto il rispetto per il Codice di Hammurabi, naturalmente, che per la sua epoca fu cosa grande.

Non parlo solo del livello salariale naturalmente, che certamente deve concentrarsi sulla definizione dei nuovi profili sulla base di ruoli chiave svolti nell’andamento di una scuola, ma soprattutto sulla sua revisione di parti importanti perché così com’è messo favorisce i meno impegnati, deprime coloro che caricandosi di responsabilità fanno andare avanti la scuola e tratta le migliori professionalità alla pari di attività di volontariato o quasi.

2) La scuola non può essere più il luogo dove apprendi nozioni ma dove impari a distinguere le informazioni: esatto. Bisogna uscire definitivamente dall’800.

Molti già lo fanno e molti correggono il tiro anche i progetti interni ed esterni agli istituti, ma intendiamoci, la struttura divisionale come direbbero gli studiosi delle organizzazioni, più volgarmente detta “a pettine” è ancora quella in vigore, un’organizzazione separata delle discipline, certamente funzionale alle competenze dei docenti, meno all’apprendimento dei ragazzi. Raccontare una serie di eventi o spiegare nozioni, per di più in modo separato, in un mondo dove in un nanosecondo un ragazzino ne raccatta cento volte tante non ha senso, mentre è assolutamente irrinunciabile fare acquisire la capacità di collegare tra di loro fatti ed eventi in modo da avere il quadro di un problema nel suo complesso.

3) Va rafforzato il ruolo di orientamento verso le superiori, dove la scelta degli Istituti tecnici e professionali andrà resa più qualificante anche con la riforma che stiamo approvando. Queste scuole saranno sempre più legate al territorio per inserirti subito nel mondo del lavoro.

È così. Si sono perse nel tempo tradizioni scolastiche ed educative di grande importanza come gli istituti professionali altamente qualificati, legati specificamente alle realtà produttive del territorio, che si sono via via orientati verso indirizzi più generici se non sono addirittura diventati licei.

In tempo di mondializzazione nulla difende più delle professionalità insostituibili i nostri giovani, e delle produzioni di nicchia ultra specializzate e di qualità, i territori. Attendiamo speranzosi che gli enunciati si realizzino. Come si sa la speranza è l’ultima a morire.