Categories: Opinioni & Commenti

La scuola torni a scandire il tempo

di Agostino Clerici

Uno degli orologi sociali che funzionava meglio era la scuola: essa scandiva i tempi annuali un po’ per tutti. Ebbene, il coronavirus è riuscito a incepparlo. Pochi giorni fa, infatti, è finito l’anno scolastico, ma le scuole erano già chiuse dal 24 febbraio.

È vero che l’istruzione è stata garantita dalla cosiddetta “scuola a distanza”, ma l’andare a scuola è tutta un’altra cosa, e i ragazzi hanno avuto solo la sensazione che si continuasse a stare a casa, senza più video-lezioni. Esperienza ben diversa dalla tanto attesa frattura del tempo costituita dalla fine tradizionale della scuola: si arrivava a casa, si gettava la cartella sul letto, e iniziavano i tre mesi più belli dell’anno! Invece così, non si sa che cosa termina e soprattutto non si sa che cosa inizia…

Le attività estive per i ragazzi – i vari Grest e Centri estivi – sono state organizzate solo in alcuni luoghi, con modalità molto diverse e anche con costi maggiori e numeri limitati di presenze. Mantenere le distanze, indossare le mascherine, sanificare continuamente i locali sono azioni sicuramente necessarie, ma che non corrispondono all’idea tradizionale di divertimento.

Quindi, anche lo svago, oltre alla scuola, è stato rivoluzionato dal Covid-19. Fa impressione vedere spazi, che in questi giorni sarebbero stati brulicanti di bambini, insolitamente spenti e chiusi. Solo l’abnegazione e la creatività degli educatori permette che qualche esperienza estiva non sia stata del tutto cancellata.

Il punto di domanda sulle vacanze estive si prolunga nell’incertezza sulla ripresa della scuola. Riaprirà? E quando? La ministra si premura di dare risposte rassicuranti, ma la realtà è che non sappiamo come sarà l’evoluzione della pandemia e prevedere che cosa succederà a settembre è un’operazione difficile quanto vaticinare che tempo farà da qui a tre mesi. Giusto progettare la riapertura delle scuole, ma con il beneficio del dubbio. E poi, come si aprirà? Con l’ottica attuale del distanziamento? Con il plexiglass e le mascherine? Perché la scuola è un’esperienza di incontro, di relazioni, di commistione sociale. E non si può snaturarla troppo.

Apro una parentesi su un’altra ripresa, che è rodata ormai da un mese, quella delle messe nelle chiese. La gente che ha ripreso a frequentare è ancora in numero inferiore rispetto alle percentuali pre-Covid. E si nota tra i banchi delle chiese una tacita assuefazione a quella strana ritualità della distanza che si è sovrapposta alla ritualità dell’avvicinarsi, che invece è l’essenza della celebrazione eucaristica.

Tutti gli accorati inviti a vincere il malessere dell’estraneità tra i fedeli sono andati a farsi benedire di fronte alle norme – un poco asfissianti, anche se necessarie – per mantenere le distanze. Si nota che la gente è più preoccupata di questo, in un rito che dovrebbe favorire invece la prossimità. Lo stesso gesto della comunione assomiglia ad una consegna asettica – con guanti di lattice e magari anche con pinzette – e la dinamica del dono si è come affievolita dentro una procedura di sicurezza, che rischia di produrre una confusione del simbolismo eucaristico.

Intanto l’estate è iniziata ufficialmente con il solstizio. Speriamo in giornate di sole e di luce – in tutti i sensi – per capire se e come il vecchio orologio della scuola riprenderà a battere il tempo per tutti.

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