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La situazione avvilente del forno crematorio

di Marco Guggiari

Anche senza scomodare Ugo Foscolo e il suo carme “Dei Sepolcri”, aggiornabile ai nostri giorni alla pratica della cremazione, ma sempre valido nel suo senso profondo riguardo a rispetto e onore dei defunti e al mantenimento del loro legame con i vivi, questi giorni così significativi ci consegnano la sconsolante situazione di Como.

In breve: il forno crematorio del cimitero monumentale, inaugurato nel 2007 (non cinquant’anni fa) è chiuso dal 4 giugno 2016 dopo ripetuti e lunghi stop precedenti e dopo che erano stati comunque spesi oltre 100mila euro per lavori di manutenzione. Niente di nuovo sotto questo cielo, vista la situazione di tanti impianti anche per i vivi. Con l’aggravante, però, che il mancato servizio costringe i congiunti in lutto per la morte di una persona cara (oltre 900 casi da quel 4 giugno a oggi) a trasferte dolorose e onerose (si calcola 500 euro in più) in altre province e regioni, spesso affidate soltanto ai tecnici a causa delle condizioni disagevoli del viaggio quando l’età è avanzata. Capitolo a parte meriterebbe l’ipotesi, degna di un film horror, che uno degli impianti utilizzati – quello di Biella, oggi chiuso per un’indagine giudiziaria – possa non essere stato usato correttamente, con conseguente confusione e dispersione di ceneri.

Altra vicenda ancora è quella dell’appalto di tumulazione, bloccato da mesi nel capoluogo dopo la rinuncia delle  aziende classificate ai primi due posti nella graduatoria. Con il risultato che il servizio viene sì garantito, ma in ritardo in quanto lo devono svolgere dipendenti comunali assunti a tempo determinato.

In tutto questo e nella consapevolezza che attualmente il 60% dei comaschi che lasciano questo mondo lasciano anche detto di voler essere cremati, si attendono i collaudi del vecchio forno. Nella migliore delle ipotesi questo comporterà una situazione bloccata sino a febbraio 2019. Si era immaginata la soluzione di un nuovo impianto nel cimitero di Camerlata, ma, dopo averci pensato e ripensato a lungo, ecco ora l’altolà della Regione che sta ridefinendo le regole in materia: se ne saprà di più l’anno prossimo.

L’insieme dei fattori dà un risultato davvero avvilente. È come se la politica, partiti e movimenti vecchi e nuovi, dirigenti e funzionari pubblici, amministratori e legislatori, professionisti privati, non si rendessero conto del solco, se possibile sempre più ampio e drammatico, tra le non-soluzioni e le conseguenze sui cittadini e sulla cosa pubblica. Con l’aggravante, nel caso in esame, di un inaccettabile surplus di sofferenza a carico di coloro che vivono la perdita di un familiare. E di una clamorosa caduta, nei fatti, rispetto alla devozione in ogni epoca sempre manifestata nei confronti dei defunti.

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