Perché la strage di Erba e i suoi protagonisti continuano a catturare l’attenzione, quasi spasmodica, dell’opinione pubblica? Perché, a distanza ormai di oltre un decennio, il racconto di quella mattanza riempie pagine di giornali, siti web frequentatissimi e ore e ore di trasmissioni televisive? «Il massacro degli innocenti rimanda al grande archetipo che è Medea, una narrativa molto antica, intramontabile», dice Fausto Colombo, ordinario di Teoria e tecniche dei media nella facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica di Milano e tra i più importanti studiosi della cultura televisiva in Italia.Il suo ultimo libro,Imago pietatis. Indagine su fotografia e compassione(Vita e Pensiero, 2018), è un’analisi sui meccanismi della comunicazione e della compassione. «La strage di Erba è uno degli anelli di una catena molto lunga di eventi, una catena che mostra il male quasi assoluto nelle persone comuni. Un’esplosione di rancore che è stata indagata e raccontata più volte».Sulle ultime rivelazioni andate in onda martedì sera su Italia 1 nello speciale delle Iene, il giornalista e scrittore Pino Corrias ( che nel 2007 pubblicò il libroVicini da morire. La strage di Erba e il Nord Italia divorato dalla paura), è molto netto. «Il super testimone è una delle trovate più utilizzate dal genere poliziesco. Credo che sia stato allestito un teatro mediatico nell’interesse dell’audience. Rimettere in discussione il processo di Erba è un gigantesco gioco di prestigio, anche giornalisticamente molto discutibile».
L’approfondimento sul Corriere di Como in edicola oggi, giovedì 31 gennaio
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