Categories: Opinioni & Commenti

La visita medica in dieci mosse

di Mario Guidotti

Visita medica. Primo atto: dalla parte dal malato (o presunto tale). Abbiamo condotto un micro-sondaggio tra amici, conoscenti e colleghi per cercare che cosa desidera il paziente dal medico, appunto la prima puntata, e viceversa, che rimandiamo alla seconda. Facciamo questo per descrivere dei costumi ma soprattutto per dare un contributo al fine di migliorare quello che un tempo si chiamava rapporto medico-paziente e che è andato via via sbriciolandosi, con rimpianti (e rimorsi) da ambo le parti. Prima cosa desiderata da un malato all’incontro, che non è ancora detto si tramuterà in visita: la puntualità.

Il ritardo dei medici è leggendario, e al contempo fastidioso. Si può capire verso le ultime visite in programma, non potendo prevedere i tempi e i bisogni dei primi utenti, ma un ritardo all’inizio è insopportabile, soprattutto se è la regola. Nessuna scusante, né per i medici di base, né per gli ospedalieri. Non annoiateci con motivi roboanti tipo: avevo un’urgenza in Pronto Soccorso oppure al domicilio. Questo può essere accettabile se c’era una chiara premessa, tipo “la posso ricevere durante una guardia, sappia che….”.

A un appuntamento regolare ambulatoriale si deve essere puntuali. Secondo: l’aspetto del medico. Che non deve essere bello o bella, ma viene richiesto che sia curato. È una questione di rispetto verso chi si apre e racconta i propri guai. Direte, che c’azzecca la forma? Nel sondaggio raccolto si dice che esiste un linguaggio non parlato e la forma di chi si pone come curante diventa anche sostanza. Terzo: non è gradito il medico piacione. Sì insomma quello che ti dà del tu, quello che fa l’amicone, se ficca il naso oltre il dovuto, che si esprime con battute. Terzo bis: non piace neppure il dottore troppo serio, severo, quasi cattivo.

Eh, diciamo noi, perché ti mette a dieta, ti toglie fumo e non transige sugli alcoolici. Comodo amare il medico che dispensa crostate e maionese, ma non andiamo fuori tema. Quarto: è detestato il curante che risponde (troppo, e a lungo) al telefono o peggio che chatta tipo sms e WhatsApp. Quinto: è gradito comunque un medico attento, che non guarda in giro, che non si distrae con computer, agende e oggetti vari. Caspita, ha davanti il paziente, che ricordiamo non significa che ha pazienza ma che patisce, vorrà ben dargli attenzione? Sesto, richiesta abbastanza inaspettata, il malato gradisce molto il medico che abbia direttamente, o in un familiare vicino, un malanno uguale o simile. Perché solo così può veramente capire la sofferenza di chi ha davanti.

Questo, aggiungiamo noi, è soprattutto vero per mali poco obiettivabili e gravati da dolore. Settimo: santo subito il dottore che spiega tutto in un linguaggio umano e comprensibile. Ottavo: è desiderata una grafia leggibile, meglio se stampata a macchina. Nono: non sempre si vuole la verità, e questo non è strano, sta all’abilità del medico trovare una quadra tra dovere, umana comprensione e propria coscienza. Decimo, e chiudiamo per non farla lunga: un sorriso sulla porta aiuta ad accettare anche le notizie peggiori.

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