Landriscina: «Imprenditori “sazi”. La Cultura? Potrei tenermela»

Nessun rimpasto prima di giugno. «E anche la parola rimpasto non è quella giusta, perché l’idea è di ricalibrare deleghe e carichi di lavoro». Il sindaco di Como, Mario Landriscina, spalanca la grande finestra del suo studio e getta lo sguardo sull’antico corridoio absidale della Basilica di San Fedele. Anche in una giornata che si è fatta improvvisamente grigia, la bellezza di alcuni angoli di città rimane impareggiabile.Il venerdì pomeriggio, a Palazzo Cernezzi, le stanze sono quasi tutte vuote. «È il momento migliore per lavorare», dice il sindaco. I telefoni restano muti, nessuno è seduto in sala d’attesa e i problemi sembrano restare anch’essi fuori dalla porta, «Sul rimpasto, se vuole, le dico una cosa», insiste Landriscina.Prego.«La Cultura, di cui tutti parlano, vorrei tenermela. Sto lavorando a tanti progetti, ho scoperto un tessuto fittissimo di iniziative e incontrato molte persone appassionate».Dove saranno allora i cambiamenti?«Per il momento non ho alcuna novità da annunciare. Dal punto di vista organizzativo dobbiamo prima risolvere un altro problema più urgente».Quale?«La rotazione dei dirigenti che è fortemente caldeggiata dall’Autorità anticorruzione. Una decisione non semplice».Resta sempre in sospeso anche la questione del capo di gabinetto.«Sì, ci dovrebbe essere un pronunciamento a breve. Nel frattempo, speriamo di poter chiudere la pratica per i due nuovi dirigenti, il bando scade tra poco e confido che vi siano state domande».A proposito di giunta e di organizzazione del lavoro, ha parlato con la sua vice, Alessandra Locatelli, del doppio ruolo di assessore e parlamentare?«Certo, ne abbiamo discusso. Mi pare che al momento non ci sia contraddizione. Resto pure convinto che avere un deputato in giunta sia un’opportunità, non un problema».In questi giorni è esploso un caso movida in piazza De Gasperi. Siamo tornati indietro di qualche anno con le proteste dei cittadini e le rivendicazioni degli esercenti. Che ne pensa?«Come ho già avuto modo di dire, su piazza De Gasperi gravano tre aspetti diversi: il diritto alla salute dei residenti, il diritto al lavoro e all’iniziativa imprenditoriale e il rispetto delle norme. Sono sempre disponibile a dialogare ma in questo caso il Comune deve adeguarsi alle misure imposte dall’Arpa».Cambia nulla, quindi?«Per quello che riguarda noi, no».Qualcuno dice che il turismo, così, è a rischio.«È un giudizio superficiale. Che non tiene conto di tutto il lavoro che stiamo facendo, soprattutto con i tanti interlocutori stranieri interessati a noi».Ma Como è davvero una città turistica?«Sicuramente sì, anche se talvolta ho l’impressione che i nostri primi interlocutori, gli albergatori ad esempio, siano sazi».Che cosa vuol dire?«Intendo dire che in un settore come il turismo ciò che conta è la strategia di territorio e di comparto, la condivisione delle scelte. Non sempre accade».Sta bacchettando qualcuno in particolare?«No. È una riflessione di carattere generale».Senta, è vero che lei non è troppo entusiasta di una Ticosa trasformata in un grande parcheggio?«Sì, non vorrei rinunciare a un progetto più ampio, da realizzare ovviamente con investimenti privati».Si è fatto avanti qualcuno interessato all’idea?«No, anche perché dobbiamo prima chiudere la partita con Multi e dopo mettere un punto fermo con la Provincia sulla bonifica»Da. C.