Categories: Opinioni & Commenti

Le frustrazioni dei dirigenti scolastici

di Adria Bartolich

Una recente rilevazione dell’Ocse sulla situazione dei dirigenti scolastici dei Paesi che ad essa aderiscono, ci restituisce un profilo del dirigente italiano medio come di una figura professionale retribuita in modo adeguato, mediamente meglio di molti suoi colleghi di altri Paesi che si lamentano per la retribuzione sottodimensionata rispetto al ruolo, ma particolarmente frustrato e insoddisfatto sul piano professionale. Specialmente in questa lunga e difficile fase di gestione dell’emergenza Covid.

A volte la retribuzione non riesce a rimotivare professionalmente figure che si trovano a svolgere ruoli di responsabilità in una organizzazione carente. Nelle moderne professionalità la misura dello stipendio è solo una delle componenti che   portano all’accesso di una professione, soprattutto laddove il titolo di studio o la qualifica consentano una scelta. Molto forte è invece la componente della gratificazione personale e professionale. Perciò la natura risarcitoria del salario che spesso era presente in passato, tende ad essere sempre meno rilevante. In altre parole voglio essere messo in condizione di lavorare bene, non di essere pagato di più perché mi fai lavorare in condizioni pessime.

È un tema che riguarda in generale la qualità del lavoro, in particolare la qualità di quello pubblico. Se non si coglie questo aspetto nuovo, molto presente tra i lavoratori e i dirigenti della Pubblica amministrazione in generale, e in particolar modo nella scuola, non si coglie l’essenza dei problemi che in essa si devono affrontare, in primo luogo quello di trovarsi ad agire in una situazione di   carenze organizzative croniche che la fase Covid ha messo in mostra, in primis quella di vedersi attribuire, in quanto dirigenti della scuola dell’autonomia, una notevole mole di responsabilità civili e penali, senza possedere autonomie decisionali vere per la soluzione dei problemi. Poi quello relativo alla manutenzione straordinaria delle strutture scolastiche, e quindi della sicurezza nelle scuole, la cui competenza è degli enti locali ma la responsabilità è dei dirigenti.

Gli Istituti sono spesso di dimensioni esagerate e livelli di complessità altissimi e il contratto di lavoro descrive una scuola che ormai non c’è più. Per non parlare della gestione degli organici, con le chiamate dalle graduatorie, che solo tangenzialmente risponde al Piano dell’offerta formativa, tra l’altro non consentendo di coprire tutte le cattedre all’inizio anno. Infine, per il terrore dell’errore burocratico che spesso spinge all’immobilismo.

Insomma, un dirigente che dovrebbe essere della scuola dell’autonomia ma spesso finisce per avere margini di operatività molto risicati.

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