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Le troppe informazioni sulla pandemia

di Mario Guidotti

Secondo la ricerca di una famosa università americana il coronavirus resiste sull’asfalto 7 giorni. La nostra ansia cresce e camminiamo saltando in strada per calpestarne il meno possibile. Ma per un altro istituto Usa a luglio il virus sarà sparito. Bene, allora ci attacchiamo al telefono con i gestori della spiaggia per prenotare una vacanza. Però un famoso centro di ricerche cinese assicura che per due anni non ci libereremo più del germe. Giù gocce ansiolitiche. Ma sfogliando il giornale leggiamo che a settembre sarà disponibile il vaccino. Allora ci si riapre la bocca dello stomaco e ci facciamo uno stuzzichino, però lo stesso articolo nell’ultima riga conclude: solo in America. Ecco che ci va di traverso il boccone.

Insomma: non se ne può più di questi alti e bassi di notizie sulla vicenda Covid. E non solo delle continue contraddizioni tra ricercatori.

Virologi contro epidemiologi che però sono smentiti dagli infettivologi, ma che prima devono sentire l’Istituto Superiore di Sanità, anzi la Protezione Civile. E basta! Che parli uno solo, anzi che ci dicano chiaramente che non si sa molto e che alla fine tireremo le somme. Senza parlare del bilancio numerico di ogni giorno: oggi a Como solo 10 contagi, bene, dai che ci siamo! Il giorno dopo 42. Ma come? Sì, però sono stati fatti più tamponi. A chi? Sintomatici o sani? Lievi, cioè domiciliari con poche febbre oppure ospedalizzati con polmonite già grave? E non si potrebbe per esempio dare solo la percentuale di positività fatto cento il numero di tamponi? Ogni giorno: caspita ancora tanti decessi.

Crollo del morale dell’ascoltatore. “Sì”, dice il commentatore sapientone, “ma non è quello che ci interessa”. Beh, se non ci interessa vivere o morire, andiamo bene. Si chiama infodemia da Coronavirus, è la diffusione di una quantità di informazioni enorme, provenienti da fonti diverse la cui attendibilità non è sempre verificabile. Si tratta di un vero e proprio contagio informativo, che non solo ci peggiora l’ansia e il vissuto di una situazione già di per sé poco vivibile, ma innesca comportamenti contraddittori.

Troppo ottimismo può infatti innescare gesti pericolosi, come per contro troppo “lockdown” può rallentare e procrastinare una ripresa sociale prima che economica prevista drammatica. Come facciamo allora? Di chi ci fidiamo? Una regola che ci eravamo dati all’inizio pandemia era di leggere le notizie solo due volte al giorno dalla stessa fonte, possibilmente autorevole e come si dice “filtrata”, cioè verificata, non libere bufale del web tanto per capirci. Manterrei la stessa indicazione, nella (debole) speranza che la stessa fonte non porti all’interno notizie contraddittorie.

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