Categories: Opinioni & Commenti

Le verifiche a orologeria

di Marco Guggiari

Lo smog di queste settimane sta trasformando l’ambiente in cui viviamo in una sorta di camera a gas. La serie nera dei limiti superati per l’inquinamento dell’aria dura, con qualche interruzione, dal 27 dicembre: oltre venti giorni. Abbiamo un bel consolarci con la serie storica dei valori delle polveri sottili (Pm10), che in quindici anni ha segnato a Como un drastico calo (-78%) del numero di giorni fuori controllo. Ciò significa, indubbiamente, che qualcosa è stato fatto. La realtà odierna indica però che molto resta da fare.

Como, Erba e Cantù, le città dove le centraline misurano quanto siano oltrepassate le soglie accettabili, fotografano un periodo da bollettino di guerra non soltanto per le Pm10, ma anche per le polveri sottilissime (Pm2,5). In questa situazione, assistiamo al paradosso che le misure di primo livello, applicabili al traffico e al riscaldamento e stabilite dalla Regione per contrastare il fenomeno, non scattano perché le verifiche avvengono soltanto in due giorni della settimana, il lunedì e il giovedì. Così, nonostante giovedì scorso si sia raggiunto il quarto giorno consecutivo di allarme, fino a domani nessuno interverrà. E probabilmente non scatterà nessuna restrizione visto che venerdì il dato medio è sceso sotto la soglia limite di 50 microgrammi di Pm10 per metro cubo d’aria.

È semplicemente ridicolo, come se pompieri, medici o poliziotti lavorassero a mezzo servizio e in due terzi della settimana non si curassero di incendi, allagamenti, malattie, incidenti e reati. Questo la dice lunga, insieme con la speranza che si alzi un alito di vento o che ci sia mezza giornata di pioggia, sulla consapevolezza, l’organizzazione e la capacità d’intervento che riguardano un’autentica emergenza.

Non si tratta di essere nostalgici dei blocchi del traffico o delle targhe alterne. Si tratta di avere una strategia precisa, anche di prospettiva. Servono più veicoli elettrici, ma il loro costo al momento è troppo elevato. Determinate aree dovrebbero poi essere bandite alle auto, ma naturalmente questo è possibile nelle città che dispongono di un articolato ed efficiente servizio di trasporto pubblico: Milano sì, Como non parliamone nemmeno. Serve un piano energia per il riscaldamento (è incredibile che ci si interroghi su porte aperte-sì o porte aperte-no nei negozi, con grave dispersione energetica nel primo caso). Servono misure strutturali e non a spot. Servono politica e politici che non facciano dell’inquinamento atmosferico l’ennesima occasione per ripicche ideologiche e di potere.

Fino a quando tutto questo non avverrà, i nostri polmoni saranno sporchi esattamente come la carrozzeria delle nostre auto, anche senza che siano passate nel fango. I casi di asma pediatrica, un terzo dei quali si potrebbero prevenire riducendo lo smog, aumenteranno. E lo stesso può dirsi per le malattie cardio-vascolari, per i problemi agli occhi, per il rischio di tumori. Ancora pochi però se ne rendono conto a bordo di questo enorme Titanic.

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