Le vie della contraddizione sono infinite

di Marco Guggiari

La contraddizione è la vera costante della vita quotidiana e la cronaca cittadina non fa eccezione. Un orologio non certo immaginario, incaricato di scandire i fatti a Como, segnala la concentrazione in poche ore di questo fenomeno. Basta prendere un tema, prestarvi attenzione e porsi qualche domanda. Il nome è solidarietà, gli spunti offerti numerosi e in contrasto tra loro.

Tre situazioni si intrecciano. Una è la condanna all’ergastolo, in primo grado, dell’omicida di don Roberto Malgesini, il prete accoltellato a morte davanti a San Rocco nel settembre di un anno fa, mentre aiutava, come ogni mattina, persone straniere. Al di là di tutto, dell’atteggiamento beffardo tenuto sino al momento della sentenza, dall’assassino; dell’insoddisfazione manifestata dalla difesa perché non l’ha avuta vinta l’incapacità di intendere e volere; dello scenario di una possibile causa di beatificazione della vittima da parte della Chiesa cattolica, al di là di tutto questo, è emerso un grande j’accuse.

Don Roberto, ha detto l’avvocato della famiglia, non è stato supportato e nemmeno sopportato. Una verità dura e amara, ma che non può essere ignorata. Faceva un lavoro “sporco” agli occhi di una certa politica che gli aveva cancellato panchine e sanitari e lo aveva multato perché violava un’ordinanza del sindaco che vieta di prestare aiuto ai senzatetto. Nelle ore della sentenza, è giusto ricordare anche questa verità scomoda. Un differente approccio non avrebbe forse cambiato il corso degli eventi, evitando la tragica fine di don Roberto. Avrebbe però segnato un punto importante a favore di una città capace anche con le sue istituzioni di aiutare, di condividere, di non lasciare solo un prete, pur nella distinzione dei ruoli.

Ed eccoci al secondo evento. Ieri si è tenuta la presentazione del progetto “Como città fratelli tutti” che coinvolge oltre settanta associazioni in una logica esattamente capovolta rispetto ai fatti accennati. L’intento degli organizzatori è approntare un’ampia risposta solidale, una presenza costante. È l’altro approccio, diverso, alle difficoltà e alle povertà comasche e non comasche. E si propone con evidenza a ridosso del processo per l’uccisione di don Roberto. La tempistica è certamente involontaria, non cercata, ma la casualità ha in sé un’astuzia, suggerisce un’evidenza, una via differente per fare i conti con le situazioni scomode che ci stanno intorno. È un’importante scommessa, coraggiosa, in tempi difficili e di facili strepiti che coprono tutto.

Il terzo evento odierno è la mesta chiusura della Casa della Giovane di Ponte Chiasso, attiva da sessantaquattro anni, nata per iniziativa di Irma Meda e di Anna Cavadini allo scopo di aiutare le donne che lavorano ad avere un alloggio e poi diventata un luogo che accoglie tante altre donne in difficoltà con i loro bambini già nati, o in arrivo, affinché possano progressivamente recuperare autonomia. Nel 2017 si erano celebrati i sessant’anni di questa iniziativa con un convegno che aveva coinvolto anche le istituzioni. Tutti a lodare e a ringraziare. Poi più niente e, da ultimo, il contratto di comodato gratuito scaduto e quello nuovo, di locazione, promesso e mai stipulato dal Comune di Como fino alla scadenza dei termini per partecipare al bando di gara da parte della Casa della Giovane. Ecco perché le vie della contraddizione sono infinite, proprio come quelle della Provvidenza.

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