di Adria Bartolich
Com’è noto, in Italia, la burocrazia impera e non da ora. Per una serie di meccanismi di carattere legislativo, ma forse che hanno anche a che fare con il “carattere nazionale degli italiani” su cui hanno disquisito molti illustri connazionali, a cominciare da Leopardi, l’Italia continua ad essere una nazione giovane con una società forte e uno Stato debole che fatica ancora oggi ad essere unitario e omogeneo sul territorio nazionale.
A ciò si affianca una struttura burocratica che spesso si è sostituita alla politica, nel bene e nel male, a volte supplendone le incompetenze e improvvisazioni, la quale costituisce l’ossatura portante di questo Paese con un apparato burocratico che sopravvive a tutto, a qualsiasi scossone e governo di ogni natura, colore e orientamento.
Chiunque governi si trova alle prese con una fitta ragnatela di riferimenti normativi pressoché inestricabile. La legislazione sulla scuola, in particolare, è di una tale complessità, tra leggi, leggine, decreti, decreti ministeriali, circolari, regolamenti, contratti di settore e poi, sulle diverse fasi che ne regolano il funzionamento, graduatorie, scadenze e via discorrendo, da fare impressione.
Ora, da tutto ciò, neanche volendo, si riesce a prescindere, e non si potrà farlo fino che qualcuno, di buona volontà e tanta lungimiranza, non si metterà al lavoro per correggere, snellire e soprattutto eliminare una cospicua quantità di norme ridondanti, bizantine e inutili, se non addirittura dannose per il funzionamento del sistema scolastico.
Dato che ormai, grazie ai mezzi informatici, il Ministero è in grado di fare rilevazioni su tutto, sarebbe forse arrivato il momento di effettuarne una mirata a calcolare quanto sia il tempo impiegato, da chi lavora nella scuola (ma anche dall’utenza) per l’espletamento di procedure burocratiche, e quanto questo pesi sulla capacità di lavoro e come stress e costi economici per l’amministrazione.
Forse quello che potrebbe indurre a una svolta potrebbe essere appunto il calcolo dei costi, che nel pubblico vengono sostenuti dal pagamento delle tasse dei contribuenti, i quali, in una sorta di tortuosa spirale sadomaso, pagano molte tasse che finiscono per rendere loro la vita più difficile.
Non solo, se per alcuni profili professionali il fatto di avere a che fare con la parte burocratica di un sistema è inevitabile, pensiamo al personale di segreteria ormai però quasi totalmente assorbito dalle procedure per le assunzioni temporanee, per altre figure, i docenti, è un carico di lavoro insopportabile la cui dimensione si è appesantita moltissimo nell’ultimo decennio, ed è fonte di grande demotivazione professionale. Una rilevazione andrebbe fatta anche da parte sindacale per tutelarne la professionalità. Quello che pesa non è la scuola e nemmeno le riunioni. È la carta.
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