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Lo specchio e le brame

L’autocelebrazione è sempre un segnale di debolezza. Come recita il proverbio, chi si loda s’imbroda. Una lezione di saggezza popolare che, in tutta evidenza, non è presa in grande considerazione dalle parti della Città dei Balocchi. Nulla di grave. Ciascuno guarda sé stesso nello specchio delle proprie brame. E ha il diritto di giudicarsi come meglio crede. Tuttavia, poiché non siamo nel mondo delle favole, è data agli altri la possibilità di vedere le cose in modo diverso. Senza per questo dover temere di ritrovarsi sulla tavola un cesto di mele avvelenate dalla strega cattiva. Uscendo dalla metafora, la conferenza stampa di ieri mattina è servita agli organizzatori per darsi 10 in pagella. E per ripetere il mantra della manifestazione più bella del mondo. Tutto già visto. Tutto già sentito. Peccato, perché approfittando delle 10 domande formulate dalCorriere di Comogli stessi organizzatori e il Comune avrebbero potuto da un lato spezzare la catena che li tiene avvinghiati a un clichè ormai stantio, e dall’altro lato fare chiarezza su alcuni punti essenziali. Il primo dei quali riguarda il bilancio della manifestazione. Pensando forse di avere di fronte degli sprovveduti, il patron della Città dei Balocchi ha pensato di risolvere la questione facendo coincidere il bilancio della kermesse con quello del consorzio che materialmente mette in piedi ogni anno la baracca. Un clamoroso autogol. Che dimostra quanto necessario sia il bisogno di trasparenza attorno alla Città dei Balocchi. L’evento è una cosa. L’organizzatore un’altra. Se l’evento produce una barca di quattrini, non si può sostenere che gli stessi pareggino in un altro bilancio. È proprio questo che contestiamo. A conti fatti, per le sole casette l’incasso dovrebbe aggirarsi attorno ai 400mila euro. Ci sono poi gli sponsor, i contributi e tutto il resto. Vorremmo credere alla storiella dei bilanci in pareggio, ma prima ci piacerebbe dare un’occhiata alle fatture. A proposito delle quali abbiamo chiesto di conoscere il nome del revisore che ne certificherà la corretta elencazione (da quest’anno sono elettroniche, i problemi dovrebbero essere in parte risolti). Anche qui, la risposta alla nostra domanda è stata vaga e sfuggente. Oltre che imprecisa. Il rimando alla Camera di Commercio non ha alcun senso, dato che l’ente di via Parini non certifica un bel niente, si limita a fare da deposito dei documenti contabili delle aziende. No, la questione resta interamente irrisolta. Tra due mesi leggeremo questo bilancio e capiremo se sarà stato scritto, così come richiesto dal bando di gara, in modo analitico ed esaustivo. Nessuna risposta è arrivata nemmeno alla domanda sui criteri di scelta dei commercianti cui affittare le casette. Non è una questione da poco. Perché il mercatino di Natale è diventato ormai da qualche anno una kasbah in cui si vendono più caciocavalli e soppressate di presepi e palle di neve. Si dirà: piace a moltissimi ed è affollatissimo. Vero. Ma non a tutti. Infine, i numeri. I milioni di passaggi e le decine di milioni di indotto. Curioso il fatto che gli organizzatori, dopo le nostre critiche, abbiano ammesso di non poter confondere i passaggi con i visitatori. Anche se subito dopo, per calcolare l’indotto, hanno moltiplicato proprio ciascun passaggio per la potenziale spesa pro capite, tornando a fare confusione. Il fatto è che lo specchio delle brame reclamava un numero tonitruante e 25 milioni di euro suonava in modo quasi unico.

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