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Lo strano mondo delle assunzioni a scuola

di Adria Bartolich

La scuola italiana ha un complicato sistema di assunzioni che non garantisce la copertura di tutte le cattedre all’inizio dell’anno. Questo è un fatto noto. Le ragioni per cui l’unica cosa che non si possa mai mettere in discussione proprio questo tassello, non secondario, del nostro sistema scolastico, sono alquanto opache.

Quella prevalente è certamente che prevale una logica di possibilità d’impiego in alcune aree del Paese, che altrimenti verrebbe meno.

Niente di scandaloso. Che uno stato lavori per la piena occupazione dei sui cittadini è cosa buona e giusta, salvo che il mantenimento di una modalità non precluda il buon funzionamento del servizio scolastico.

Se ciò venisse meno, nonostante tutti gli sforzi profusi per farlo funzionare al meglio, che credo siano stati fatti, uno Stato degno di questo nome dovrebbe studiare delle modalità d’assunzione diverse da quelle consolidate.

Il ministro Bianchi aveva assicurato che tutti i posti cattedra sarebbero stati coperti già all’inizio delle lezioni. Per quanto riguarda la competenza del ministero è stato fatto.

Tanto da fare quasi pensare al miracolo.

Poi però ci sono le assunzioni che sono di competenza dell’Ufficio Scolastico Territoriale e quelle effettuate direttamente dalle graduatorie dei singoli istituti scolastici. A questo punto il tema di complica.

Arrivati a questa fase i problemi continuano a essere quelli di sempre. Le scuole incominciano a chiamare per ore ed ore, mandare mail, pubblicare sui siti scolatici lo scorrimento delle varie graduatorie.

Intanto le lezioni sono iniziate e i docenti mancano, soprattutto sugli spezzoni e sulle supplenze temporanee, e quelli che ci sono suppliscono in qualche modo alle carenze. Sugli spezzoni perché essendo poche ore non garantiscono uno stipendio pieno e nessuno dotato di buon senso si sposta per dovere spendere tutto il suo salario per l’affitto  e chiedere i soldi ai parenti per pagare il resto;  sulle supplenze temporanee perché in ragione della loro incertezza, coprono un lasso ti tempo molto breve e gli insegnanti le accettano per poi mollarle al momento in cui si presenta l’occasione di una supplenza fino alla fine dell’anno scolastico, cosa  permessa dalla normativa.

A questo aggiungiamo il fatto che le cattedre spesso si formano coprendo anche due o tre scuole e abbiamo il quadro della situazione, anche se non ancora completo. Sul sostegno rimane pressoché inalterato il problema della carenza di docenti abilitati. Reperire docenti di matematica rimane un’impresa titanica, soprattutto per le supplenze, al punto che quando se ne palesa uno in carne ed ossa, nelle scuole si attraversano momenti di autentica commozione. Non se ne trovano per mesi interi.

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