Lorenzo Riva, cinquant’anni di alta moda al Museo della Seta

Dal prossimo 29 ottobre il Museo della Seta di Como inaugura la prima mostra personale dedicata allo stilista Lorenzo Riva dal titolo “ll maestro è nell’anima. Lorenzo Riva – Cinquant’anni di alta moda”. Preludio alla nuova esposizione, una vera sorpresa, è stato il dono al Museo di un abito di creazione sartoriale, un cappottino couture verde acceso con un fermaglio gioiello, molto particolare, con il quale lo stilista si è scostato dal suo stile classico, per sperimentare l’innovazione di una seta cruda, rigida, prodotta da una tessitura autoctona.
Famoso in tutto il mondo per
aver vestito le più prestigiose spose delJet
setinternazionale,
Riva è maestro indiscusso anche nelpret
a porter, nei
vestiti di alta moda e nei sensuali abiti da sera.
La mostra del Museo della Seta
celebra cinquant’anni di attività esponendo abiti, bozzetti,
rassegne stampa internazionali e per la prima volta sottolinea il
genio eclettico dello stilista monzese attraverso le sue poco note ma
incredibili collaborazioni.
“I panni sporchi” di
Monicelli del 1999, “Il tempo delle mimose “di Bracco del 2013 e
“La migliore offerta” di Tornatore del 2015 sono solo alcuni dei
lungometraggi dove Riva veste le protagoniste delle pellicole con i
suoi straordinari capi.
Frequentatore attivo della
cultura milanese tra gli anni Settanta, Ottanta e Novanta, Riva vanta
numerose collaborazioni con grandi artisti contemporanei protagonisti
del Secondo Dopoguerra italiano: la più prestigiosa, che si troverà
in mostra, è quella con Mimmo Rotella, ideatore indiscusso dellapop
artitaliana;
alcuni dei suoi vestiti sono la rielaborazione diretta di celebri
dipinti dell’autore deidécollagepiù famosi al mondo.
Parlare di Riva non è solo
raccontare di un protagonista della moda contemporanea ma è
soprattutto incentrare una figura al limite dello sciamanico che ha
segnato anche con la sua personalità le linee fondamentali dell’arte
visiva contribuendo a determinare il gusto e il senso artistico di
un’epoca, che nel caso di Riva ha preso forma e aspetto di abiti.
La produzione artistica di
Riva dagli anni Sessanta ad oggi è una carrellata temporale su
generi ed epoche in mutamento e l’allestimento della mostra verterà
proprio su questo: tracciare in senso compiuto l’avvicendamento
storico del gusto e dello stile, il mutamento del gusto estetico
della moda e della conseguente evoluzione stilistica.
Non solo il focus sulle
singole opere prodotte ma una visione d’insieme di tutta la
produzione per tracciare il senso artistico e storico della stessa.
Bianca Passera, presidente
del Museo della Seta di Como, racconta la genesi della creazione di
questo omaggio al celebre stilista: “L’occasione di costruire
questa mostra è nata dalla donazione che il Museo ha ricevuto di un
magnifico abito creato da Lorenzo Riva in occasione della
presentazione dell’edizione dello scorso autunno di Tess, la
rivista dedicata alla moda nel mondo e alla creatività comasca. Un
abito sartoriale verde smeraldo, di una meravigliosa seta tecnica di
nuova generazione della Tessitura Imperiali:
una bellissima creazione che Lorenzo Riva ha realizzato e che Tess ha
voluto dedicarci. Se aggiungiamo il forte legame con Como che Lorenzo
ha sempre avuto – qui sceglie i suoi tessuti, qui ha tratto molto
della sua ispirazione e qui viene per momenti di relax- tutto ci è
sembrato perfetto per celebrare la sua fama internazionale a tutto
tondo: sia come stilista di abiti da sposa e di star, sia il suo
legame con l’arte e, infine, con il nostro territorio”.
“La mia vita è amore, il mio amore è la moda” apostrofa Riva facendo il bilancio della sua lunga attività: “Vi svelerò quale sarà la tendenza per il futuro dell’alta moda, e a voi dirò quale colore sarà il must del 2020”, conclude il vulcanico artista.
Il titolo della mostra, che si concluderà il 31 marzo 2020, è inspirato ad un celebre pezzo di Paolo Conte: “In dedica al maestro della lirica Giuseppe Verdi” “e vuole essere l’augurio che Riva, maestro della moda contemporanea, dentro l’anima per sempre resterà” commenta Paolo Aquilini, direttore del Museo.