Lugano di nuovo nel mirino di “Striscia la Notizia”. Ma la satira sul Ticino non piace a tutti

Lugano nel mirino diStriscia la Notizia. E qualcuno non la prende con la necessaria filosofia.
Dopo aver raccontato la “fuga” dal cantone verso l’Italia di alcune famiglie ticinesi per ragioni economiche, le telecamere del tg satirico diCanale 5sono tornate sulle rive del Ceresio per raccontare, con il solito stile canzonatorio, le traversie dell’aeroporto di Agno, alle prese da tempo con una crisi davvero molto dura.
L’inviata diStriscia,Rajae Bezzaz, ha sunteggiato in pochissimi minuti una vicenda che si trascina da mesi e ha parlato di «cattedrale nel deserto», paragonando lo scalo ticinese ad alcuni aeroporti italiani di pari dimensioni e, a suo dire, di pari “inutilizzo” (Parma, Trapani, Siena, Salerno, Crotone).
Bezzaz ha anche tentato di intervistare – senza successo – il sindaco di Lugano,Marco Borradori, presidente del cda della società che gestisce Agno, e il direttore dello stesso aeroporto,Maurizio Merlo.
La nuova incursione luganese diStrisciaha avuto un’eco enorme sui media ticinesi, quasi tutti indispettiti per i toni di sfottò utilizzati dall’inviata.
Un copione che si è ripetuto in modo simile rispetto alla volta precedente. E che testimonia una certa insofferenza – o forse, più semplicemente, una scarsa abitudine – verso la satira televisiva dai toni forti.
In particolare, il vicedirettore delCorriere del Ticino,Gianni Righinetti, che già qualche settimana fa aveva scritto un pungente editoriale sul suo giornale, ha nuovamente criticato – stavolta sul Web – il servizio di Rajae Bezzaz.
«Dopo essersi manifestata per fare la carità a noi svizzerotti, dal suo pulpito considerati alla stregua di pezzenti, ed essendo stata bersagliata con uova marce sulle reti social, è tornata alla carica. E tornerà ancora, c’è da scommettere. È evidente che il tg satirico di Canale 5 ha individuato un filone e in Ticino ha deciso di mettere radici», scrive Righinetti.
In debito di autoironia, il vicedirettore delCorriereprosegue: «Tanta insistenza porta a chiedersi: forse che in Italia non vi siano argomenti sui quali costruire servizi per riempire quello spazio televisivo all’insegna dell’irriverenza? Dubitiamo che gli spunti manchino e non abbiamo mai creduto alla perfezione elvetica che oggi ci viene strumentalmente rinfacciata».
Ma c’è un ma. Con ogni evidenza, non piace un «martellamento» che «sta diventando sistematico».
Conclude Righinetti: «L’ironia ci piace, la scorrettezza molto meno». Dimenticando che la satira non ha regole.