di Mario Guidotti
Di questi tempi si è tanto parlato, più che legittimamente, della sofferenza di chi ha contratto l’infezione da Coronavirus. Giusto, importante, sacrosanto. Vorremmo tuttavia spendere due parole per i tanti, non li abbiamo dimenticati, che da adesso o da anni o da sempre, soffrono delle “solite” malattie, e che in questi mesi hanno avuto pochissimi spazi (in tutti i sensi, va detto) per curarle, per farsi aiutare ed anche solo per parlarne.
Abbiamo motivo di pensare che i cosiddetti restanti malati, i no-Covid per farci capire, siano peggiorati e qualcuno anche sia stato o anche solamente si sia sentito abbandonato. Parliamo di patologie infiammatorie, degenerative, neoplastiche, ed anche malattie dell’animo che non sono certo scomparse.
In questi tempi tramite telefoni, mail, smartphone, con iniziative personali abbiamo cercato di visitare, suggerire, aiutare, ma sappiamo come non sia lo stesso. Ci sono stati anche eventi sanitari strani, si sono pressochè dimezzati i casi di malattie cardio-cerebrovascolari nei Pronto soccorso. Infarti ed ictus per intenderci. Come mai? Il fenomeno è diffuso a tutta la nazione ed oggetto di discussioni ed analisi anche presso le Società scientifiche. Che il virus abbia anticipato gli eventi per molti anziani? Che ci sia stata competizione tra infiammazioni di diversa origine nello stesso organismo? Oppure che molte forme minori di malesseri siano state occultate al domicilio per non esporsi al rischio contagio in ospedale?
Sta di fatto che ora vedendo attenuarsi la curva dei ricoveri per polmonite interstiziale, è il momento di riaprire le porte a chi ha stretto i denti soffrendo di altre malattie. Speriamo anzi di non dover osservare adesso forme irreversibilmente avanzate delle stesse.
Gli ospedali tentano, con mille precauzioni, di riaprire timidamente le porte degli ambulatori, che peraltro per le urgenze sono sempre rimaste spalancate, ma non di sole emergenze soffrono le persone, ci sono tanti acciacchi cronici. Vero è che le terapie oncologiche e di molte malattie infiammatorie sono proseguite con regolarità, ma pensiamo alle tante malattie neurodegenerative, vascolari croniche, allergiche, neoplastiche border-line. Pensiamo alla prevenzione, agli screening oncologici tanto importanti e che tanto hanno evitato l’esplodere di tumori della mammella, pelle, tubo digerente.
Con il fenomeno Covid dovremo convivere, detto e ridetto. Gli ospedali dovranno strutturarsi di conseguenza con percorsi appositi, ma con una restante parte “pulita” che torni ad accettare tutti gli altri bisognosi di cure ed anche accoglienza.
Continueremo con il “fai da te” di ciascun ospedale o possiamo aspettarci una regia, quantomeno territoriale, insubrica o regionale?
Capiamo che l’urgenza in atto assorba risorse ed energie, ma siamo certi che la pletora di organici presso le Ats (ex Asl) e gli uffici regionali consenta un minimo di riprogrammazione anche per le restanti attività sanitarie.
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