Oltre 21mila lavoratori in cassa integrazione a Como. Industria tessile sempre più sotto stress

Oltre 21mila lavoratori in cassa integrazione a Como.  Industria tessile sempre più sotto stress

Una preoccupante situazione economica e sociale, con numerosi posti di lavoro a rischio. Lascia pochi spazi all’ottimismo anche verso il futuro il 5° Rapporto Uil del Lario sulla cassa integrazione nelle province di Como e Lecco nei primi cinque mesi dell’anno.

A Como, tra gennaio e maggio, sono stati 21.539 i lavoratori in cassa integrazione. Viene messo in evidenza, il confronto tra il mese di maggio 2020 e quello dell’anno scorso: a Como la cassa integrazione è aumentata del 761,2%.

Mentre un calo del 58% si registra se il maggio viene confrontato con il mese di aprile 2020, destinato a rimanere nei libri di storia per quanto riguarda la richiesta e la concessione di ammortizzatori sociali su tutto il territorio lariano.

«Dopo lo sblocco del lockdown delle attività produttive – si legge nella nota della Uil del Lario – sono diminuite le ore di cassa integrazione rispetto al mese precedente, ma resta pur sempre altissima la domanda. Ciò significa che la ripresa delle attività è parziale e denota il persistere della situazione drammatica». Anche il raffronto tra i primi cinque mesi del 2020 con lo stesso periodo dello scorso anno è significativo: in questo caso l’aumento delle richieste è del 615,5%. Tutti i settori hanno subito le conseguenze del lockdown, ma sono in particolare il tessile e il metalmeccanico quelli maggiormente sotto stress (rispettivamente +304% e +615% rispetto allo stesso periodo del 2019).

«È bene che si preveda un’estensione della durata degli ammortizzatori sociali oltre a quella già prevista di ottobre 2020 – commentaSalvatore Monteduro, segretario generale della Uil del Lario – come è necessario prevedere il prolungamento del divieto ai licenziamenti per giustificato motivo oggettivo da parte delle aziende. Tutto questo non è sufficiente a dare una risposta allo tsunami che ci ha colpito, – prosegue Monteduro – abbiamo bisogno di un piano di investimenti in infrastrutture materiali e immateriali, in servizi pubblici per rilanciare la domanda interna, bisogna saper cogliere le opportunità finanziarie ed economiche che saranno messe in campo dall’Unione europea».