(ANSA) – TRIESTE, 24 NOV – Fincantieri ha firmato oggi una lettera di intenti (LoI) con il Ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro dello Stato dello Yucatán (Messico) per partecipare alla progettazione e alla realizzazione di un nuovo cantiere destinato alle riparazioni, conversioni e manutenzioni navali. Il sito rientrerà nell’ambito dell’ampliamento e ammodernamento del porto di Progreso, il principale scalo dello Stato, a circa 35 chilometri dalla capitale Merida, dove una nuova area sarà destinata interamente ad attività industriali. Fincantieri riceverà la concessione quarantennale per la gestione in esclusiva del nuovo stabilimento. (ANSA).
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F1:Mercedes; Wolff, presto incontro con Hamilton per rinnovo
(ANSA) – ROMA, 17 NOV – Il team principal della Mercedes, Toto Wolff, prevede di iniziare i colloqui con Lewis Hamilton per il nuovo contratto entro pochi giorni. Parlando a Bbc Sports, il manager austriaco ha detto che si tratta anche di una “situazione strana, perchè ne parliamo da un po’ di incontrarci ma dobbiamo trovare un giorno in cui sederci intorno ad un tavolo”. Hamilton e lo stesso Wolff in realtà avevano detto di voler attendere la fine della stagione, o almeno la conquista poi avvenuta dei titoli costruttori e piloti, per parlare del futuro. “Dopo il settimo campionato piloti, non si poteva parlare immediatamente del contratto – ha detto ancora Wolff -, non avrebbe reso giustizia ad un tale straordinario risultato. Ci daremo qualche giorno e poi procederemo. Il nostro rapporto va ben oltre il business, è di amicizia, di fiducia – ha sottolineato l’austriaco – e il giorno delle trattative è qualcosa che non ci piace perché è l’unico momento in cui non abbiamo obiettivi condivisi. Poi c’è da dire che l’accordo migliore è sempre quello in cui entrambe le parti si ritirano non completamente soddisfatte”. (ANSA).
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Due compagni di vita, pionieri dell’avanguardia del Novecento, in mostra ad Ascona
Dal 20 settembre 2020 al 10 gennaio 2021, il Museo d’Arte Moderna di Ascona ospiterà una importante retrospettiva che approfondisce il rapporto tra Alexej Jawlensky (1864-1941) e Marianne Werefkin (1860-1938) che, individualmente e in coppia, hanno dato un contributo fondamentale allo sviluppo dell’arte nel primo Novecento. Per la prima volta, la mostra mette a confronto queste due originali figure di artisti, attraverso 100 opere che ripercorrono le carriere di entrambi, in un arco temporale che dalla finedell’Ottocento, giunge fino agli anni trenta del XX secolo, ponendo particolare attenzione alla loro relazione privata. La rassegna, curata da Mara Folini, direttrice del Museo d’Arte di Ascona, è la terza e ultima tappadi un itinerario che ha toccato due delle maggiori istituzioni tedesche per l’arte espressionista, come lo Städtische Museum im Lenbachhaus di Monaco e il Museum Wiesbaden. Il rapporto estremamente complesso che ha legato Alexei Jawlensky e Marianne Werefkin si è sviluppato tra il 1892 e il 1921, dagli esordi a San Pietroburgo, a Monaco di Baviera (1896), città cheli vide al centro del dibattito artistico internazionale dell’epoca, come fondatori della Nuova Associazione degli Artisti di Monaco (1909), premessa alla nascita del Blaue Reiter (1910) e della rivoluzionaria arte astratta del loro amico e compatriota Vassilj Kandinsky, alla quale Marianne Werefkin seppe dare fondamento teorico nei suoi scritti, fino agli anni trascorsi in Svizzera, in particolare nel borgo di Ascona, dove la stessa Werefkin fu attivissima in ambito culturale, nel partecipare alla fondazione del Museo Comunale (1922) e dell’Associazione artistica Der Grosse Bär (1924).
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Disparità evidenti in settori chiave
di Giorgio Civati
Auna settimana esatta dall’avvio di questo secondo lockdown sono sempre di più i dubbi delle certezze, le domande rispetto alle risposte. Inevitabile, almeno in parte, vista la straordinarietà della drammatica situazione che stiamo vivendo. Ma qualcuna di queste domande e di questi dubbi merita una riflessione. Con un occhio a Como e alla sua specificità, come sempre, rilevando che, questa volta, chiuse siano due attività vitali per il territorio: l’abbigliamento e i mobili.
Per contrastare questa seconda ondata, la decisione del governo è stata quella di limitare gli spostamenti individuali, di lasciare aperte le aziende e di chiudere il commercio. Chiudere? Non del tutto. Vediamo a caso alcuni degli esercizi commerciali aperti: ferramenta, articoli sportivi, saponi e detersivi, lavanderie e tintorie industriali e non, fioristi, negozi di giocattoli, calzature e abbigliamento ma solo per bambini, elettronica e altri, compresi ovviamente tutti i punti vendita di generi alimentari.
Dalla brugola alla pianta di geranio, dalla crema per il viso alla canottiera, passando per pc e sigarette, lampade e lampadine, tute da jogging e molto altro. Di tutto, ma non abbigliamento e mobili, sacrificati insieme a ristoranti e bar sull’altare della sicurezza di tutti noi. E se una qualche logica sta dietro la decisione di toglierci la pizza o il risotto col persico, il caffè o lo spritz – non se ne abbiano a male le categorie citate, non è certo colpa loro ma al bar e al ristorante appare evidente che abbassiamo le difese – sinceramente non capiamo la motivazione di una serrata totale e indiscriminata dei punti vendita di mobili e di abbigliamento.
Vero, ci sono situazioni pericolose di grandi catene, luoghi dove la folla in tempi normali era una certezza e occorre evitare che la situazione si ripresenti uguale anche ora. Ma la piccola boutique? E il negozio di abiti? Ancora, il negozio di mobili di quelle che sono le nostre migliori “firme” del settore sono posti di code e spintoni? A causa di ciò Como ha conseguenze pesanti: è una provincia che di legno e di tessile vive.
Perché se anche le aziende sono aperte, se non hanno clienti, consumi e mercati di sbocco per chi potranno mai produrre? Qualche ingiustizia è da mettere in conto di questi tempi, qualche approssimazione pure. Ma questa chiusura a metà, a tre quarti, ci pare studiata non al meglio. Del resto è da marzo il nostro Paese stenta e si arrabatta in una crisi pesantissima di salute e soldi. Tessile e legno, mobili e abiti, a chi volete che importi, lontano da Como?
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Di Maio, contributo per spese ripartenza
(ANSA) – ROMA, 22 MAG – “Artigiani, negozianti, proprietari di attività commerciali, stanno affrontando questa crisi con il massimo sforzo. Lo Stato deve essere presente, aiutarli e sostenerli anche per le spese che hanno sostenuto in questi giorni per la ripartenza. Sarebbe giusto dare loro un contributo per tutti i costi che hanno sostenuto per riaprire la loro attività. Il governo deve stare vicino il più possibile a queste persone”. Lo scrive su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Massimo impegno – aggiunge -per chi fatica dalla mattina alla sera per fare grande l’Italia”.
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De Micheli, sbloccate risorse per taxi e ncc
(ANSA) – RAVENNA, 05 NOV – “Abbiamo sbloccato risorse per compensare imprese, in questo caso le imprese dei taxi e degli Ncc”. Lo ha detto la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, alla vigilia dello sciopero nazionale di domani del settore taxi.. Questa firma, spiega De Micheli a proposito delle risorse per taxi e ncc, “ci consente di finanziare la prima parte del Covid”. (ANSA).
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de Magistris,Esercito? Inappropriato per controllo in strade
(ANSA) – NAPOLI, 13 NOV – “Se la situazione è talmente grave che c’è bisogno dei medici dell’Esercito è chiaro che concordo, ma se l’Esercito e’ per controllare la gente che cammina per strada mi sembra una misura totalmente inappropriata”. Lo ha detto a Radio24 il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che nel primo pomeriggio emetterà una sua ordinanza per provare a contenere la diffusione del virus. E proprio per illustrare il provvedimento in mattinata il sindaco si è recato dal prefetto Marco Valentini. “Metterò in campo – ha spiegato – azioni per cercare di contenere l’assembramento e per dimostrare al Governo nazionale e al governo regionale che, dopo venti giorni di mie sollecitazioni, ancora non ci dicono se la realtà è uguale ai dati”. De Magistris non ha voluto annunciare in radio i contenuti dell’ordinanza ma ha ribadito: “Sicuramente non chiudo singole strade e non chiudo tutta la città. Faremo un lavoro tutti quanti insieme per intervenire dove si formano gli assembramenti, lo faranno le persone che collaborano da sempre: forze di polizia, prefetto, sindaco e cittadini, perché il cittadino non è colpevole di tutta questa storia”. (ANSA).
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Danimarca, ‘virus nei visoni probabilmente debellato’
(ANSA) – COPENAGHEN, 19 NOV – Una versione mutata del nuovo ceppo di coronavirus individuata nei visoni in Danimarca è stata “con tutta probabilità debellata”. Lo riferisce il ministero danese della Sanità: “Non ci sono stati nuovi casi della versione mutata ‘Cluster 5’ dal 15 settembre e ciò ha indotto le autorità sanitarie danesi a concludere che questa versione sia stata con tutta probabilità debellata”. (ANSA).
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Da Cciaa “Pilover” impegno 120 mln per imprese
(ANSA) – VENEZIA, 22 MAG – Le Camere di commercio del sistema “Pilover”, Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, hanno finora impegnato circa 120 milioni di euro per iniziative di sostegno a favore delle imprese. Ne hanno parlato oggi i presidenti delle Cciaa dell’area, ricordando che il sistema si è mosso non soltanto con risorse finanziarie ma attraverso servizi di altra natura, quali le attestazioni delle “cause di forza maggiore” come giustificazione di mancati adempimenti nei rapporti commerciali. Le Cciaa hanno anche supportato Regioni e Prefetture per l’individuazione dei codici Ateco in base ai quali sono state rilasciate, all’inizio del lockdown, le autorizzazioni in deroga allo svolgimento delle attività produttive. Il progetto “Pilover” è nato all’inizio 2019 come un patto operativo tra le Unioni regionali delle Camere di Commercio delle quattro regioni per consolidato la collaborazione tra gli enti nelle politiche e nei servizi di sistema tra le Cciaa associate nelle singole regioni e a livello interregionale. (ANSA).
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Cucchi: Tomasone, a pm chiedevo se cc fossero coinvolti
(ANSA) – ROMA, 23 NOV – “Pensammo di non svolgere alcun accertamento sul mancato fotosegnalamento. Non volevamo nascondere qualcosa, era solo che non si era ritenuto di approfondire la questione”. E’ quanto ha affermato il generale Vittorio Tomasone, sentito come testimone nel processo a carico di otto carabinieri accusati di presunti depistaggi sulle indagini dopo la morte di Stefano Cucchi avvenuta a Roma nell’ottobre del 2009. All’epoca dei fatti Tomasone era a capo del comando provinciale dell’Arma. “Quando il 30 ottobre 2009 – ha aggiunto il teste – convocai tutti i militari che avevano avuto a che fare con Cucchi mi fu detto che non fu fotosegnalato per un problema tecnico ma che si andò oltre perchè il ragazzo era stato già fotosegnalato in passato”. Tornando con la memoria a quei giorni, il generale ha ricordato che “all’epoca aveva un rapporto frequente, quasi giornaliero con il pm Vincenzo Barba”, titolare del fascicolo sulla morte del geometra. “Leggevo quanto scrivevano i giornali e io alla procura chiedevo se in questa storia c’entrassero o meno i carabinieri. ‘C’è qualcosa che noi dobbiamo fare?’ domandavo al pm”. In merito all’interesse sull’aspetto medico-legale del caso, il generale ha aggiunto “di averne parlato con Alessandro Casarsa (imputato nel procedimento e capo de gruppo Roma all’epoca dei fatti ndr) a seguito di quello che la stampa scriveva sulla morte di Cucchi”. “Questa storia ci ha distrutto fisicamente e economicamente, abbiamo passato momenti terribili”. Lo ha detto Rita Calore, madre di Stefano Cucchi, sentita come testimone. Il padre di Stefano, Giovanni Cucchi, anche lui sentito come testimone ha aggiunto che l’arresto “fu una doccia fredda. Porto sempre con me una lettera di Stefano dell’agosto 2006 per dimostrare che mio figlio teneva alla sua famiglia e noi a lui. Ilaria ha dovuto scrivere un libro per smentire che noi lo avessimo abbandonato”. (ANSA).