Categories: Opinioni & Commenti

Paratie e opere pubbliche, proposta shock o forse no

di Marco Guggiari

Tutto in quindici giorni, anzi un anno. Ma non basterà. La strana formula è riferita alla vexata quaestio delle paratie. La prossima settimana riprenderà il processo per le presunte irregolarità, sentenza prevista entro Natale. Poi, l’8 ottobre, l’assessore regionale Massimo Sertori presenterà il nuovo progetto di cui si è fatto carico il Pirellone. Lavori al via a settembre, esattamente tra dodici mesi. Ecco svelata la strana formula, che potremmo rendere più complicata aggiungendo altri fattori: l’apertura del cantiere nel 2007, con previsione di completamento dell’opera entro il 2011, sette anni fa (sette!); i costi, lievitati da 11,9 milioni a 32,9, il triplo; l’idea della difesa antiesondazione, che avrebbe permesso a Como di avere un lungolago tutto nuovo, maturata in seguito alla disastrosa alluvione in Valtellina del luglio 1987 (trentuno anni fa) e alla relativa legge. Ce n’è abbastanza, insomma, per chiedersi se avevano ragione i comaschi scettici sulla bontà dell’operazione. Tra loro molti anziani, forse saggi, o semplicemente che ne avevano già viste tante… A conti fatti è legittimo il dubbio: siamo capaci? Non siamo più abituati da troppo tempo a grandi opere? E, ancora, siccome le paratie, sono purtroppo in buona compagnia di strutture e sovrastrutture non finite, a volte neppure iniziate e, comunque, problematiche in altre parti d’Italia, non c’è un modo per uscire da questa situazione? Perchè, restando a Como, i sindaci e le giunte comunali passano, ma le difficoltà restano sempre le stesse e si ripropongono all’infinito. La frustrazione è grande. Occorrerebbe qualcosa che, allo stato attuale, non sembra ravvisabile nell’ordinamento vigente. Un commissario con pieni poteri che, una volta avvenuto l’iter previsto dalla legge in fase progettuale e di appalto dei lavori, li segua dalla “A” alla “Zeta”, sia ben remunerato per il suo incarico e ne risponda in tutto e per tutto davanti alla magistratura e alla comunità locale fino ad esserne, metaforicamente, impalato in caso di fallimento. Questa figura dovrebbe garantire tempi certi. Dovrebbe essere, proprio come succede con un commissario straordinario nominato in casi particolari dal governo, un’autorità in capo alla quale si accentrino e aumentino i poteri, consentendole azioni in deroga. Il tutto, però, limitatamente a un’opera specifica e per un periodo predeterminato. Pericoloso? L’esasperazione originata da tanti casi ci porta a ipotizzare l’estremo rimedio. Ritardi, inefficienze, situazioni sospese, contenziosi, sono troppi, anche per molto meno di lungolago e area ex Ticosa, dal palazzetto del ghiaccio – in parte ora risolto – al lido di Villa Olmo chiuso per il secondo anno consecutivo, solo per fare due esempi eclatanti e recenti.

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