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Politeama, costi e limiti Idea per non vendere

di Marco Guggiari

La questione del cineteatro Politeama, chiuso dal 2005 e in progressivo stato di degrado, dura da troppo tempo. Va affrontata e risolta, possibilmente con atteggiamento improntato a realismo. In altri termini, non ha molto senso ed è improduttivo limitarsi al rammarico per la mancata soluzione del problema, o al reiterato fervorino perché qualcuno metta mano al portafoglio. Questo è uno dei due punti decisivi. L’assemblea dei soci un mese fa ha accolto la proposta del liquidatore di porre sul mercato lo storico edificio di piazza Cacciatori delle Alpi. Il Comune ne detiene ormai la stragrande maggioranza delle quote: l’82%. Secondo la più recente perizia il valore dell’immobile è di 4,5 milioni di euro e chissà quanti ne servirebbero per rimetterlo in sesto, si dice 6. Fin qui l’aspetto finanziario, che non è cosa di poco conto.

A ciò si aggiunge un altro elemento altrettanto cruciale costituito dalle restrizioni sulla struttura. Lo stabile, costruito tra il 1909 e il 1910, è vincolato dalla Soprintendenza per le sue caratteristiche e Palazzo Cernezzi vuole, giustamente, che conservi una funzione culturale. Questo combinato disposto riduce a zero o quasi il mercato e le invocate manifestazioni d’interesse. Quale privato vorrebbe accollarsi un onere economico tanto importante per l’acquisto e per la successiva ristrutturazione, senza poi poter di fatto mettere a reddito i locali, pur ubicati in una zona centralissima e, di per sé, appetibile?

Con la cultura, che a tutti noi piace, non recupererebbe mai le risorse investite. Il sentiero è quindi stretto e sostanzialmente obbligato. Bisogna pensare a una squadra locale che collabori con uno scopo superiore, quasi filantropico. Occorrerebbe che i progettisti degli Ordini professionali comaschi di architetti e ingegneri e il Collegio delle imprese edili, auspice attivo il Comune, unissero gli sforzi per gli indispensabili restauri nell’interesse della città.

Magari una convenzione con Palazzo Cernezzi potrebbe essere la via per raggiungere l’obiettivo: un uso di pubblico interesse. Se si riesce a prescindere dalla vendita, forse si potrebbe trovare una diversa formula giuridica. Sarebbe una bella pagina per chi decidesse di intervenire e per Como.

Un Politeama rinnovato servirebbe a tanti, al Conservatorio che chiede più spazi, alla città per disporre di un polo culturale. Si potrebbe avere una sala concerti, un auditorium, un teatro… Sarebbe un tassello decisivo per un polo della cultura ubicato tra piazza Cacciatori delle Alpi e viale Cavallotti, dove c’è la sede dell’Associazione Carducci, dove ci sono tuttora spazi dell’Università. È un’idea. Forse dell’ultimo dei romantici.

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