Sei anni dalla denuncia al processo e una presunta truffa da oltre 100mila euro prescritta senza una vera risposta per le vittime e per lo stesso presunto responsabile. L’avvio del caso risale al 2012, quando due imprenditori di Olgiate Comasco, padre e figlio, alle prese con un debito con l’Erario, sarebbero caduti nella truffa di un uomo residente in provincia di Pavia che, millantando amicizie nella guardia di finanza, si è fatto consegnare dai due un totale di 106mila euro, promettendo loro che avrebbe risolto i loro problemi economici. Una promessa che non sarebbe mai stata mantenuta, tanto che nel 2013 padre e figlio hanno denunciato il raggiro alle forze dell’ordine. «La querela è stata fatta nel 2013, ma la notifica con citazione diretta per il processo è arrivata solo nel mese di giugno del 2018, quando ormai il reato era prossimo alla prescrizione – denuncia l’avvocato comasco Davide Arcellaschi, difensore dell’uomo accusato della truffa – È evidente che qualcosa non ha funzionato. È assurdo che una persona resti indagata a tempo indeterminato e che lo stesso avvenga per le presunte vittime, che per anni non hanno alcuna risposta». «Il problema della prescrizione è all’ordine del giorno, con le polemiche sulla riforma prossima a entrare in vigore – dice l’avvocato comasco – Questa è la dimostrazione che i processi si prescrivono perché rimangono dormienti nella fase delle indagini e non certo per colpa dei legali o altro. Qualcosa non ha funzionato in questo caso come in moltissimi altri. In questo modo nessuna delle parti ha la risposta che dovrebbe avere in tempi congrui».
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