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Quando la malattia ti prende alla sprovvista

di Mario Guidotti

Paolino aveva 8 anni quando ha cominciato a sentire mal di testa. L’ha subito detto alla maestra che ha convocato la mamma, Maria, single o ragazza madre come si diceva un tempo. Lei sapeva benissimo che le avrebbero dato dell’apprensiva, ma non voleva aspettare neppure un giorno con quel tarlo nella testa. Il pediatra di famiglia li ha subito mandati dall’oculista, perché spesso i bimbi di quell’età a causa di difetti di rifrazione sviluppano cefalea. Il “dottore degli occhi” non si è limitato a valutare la vista ed ha subito notato che il nervo ottico di Paolino era anomalo, anzi patologico. Era infatti troppo in evidenza, troppo pronunciato. Andava sentito il neurologo. Nella mente di Maria crescevano i peggiori incubi di una mamma. Per fortuna invece in tre giorni abbiamo la diagnosi: ipertensione endocranica benigna o pseudotumor cerebri. È un difetto della circolazione del liquido nelle testa prevalente nei bimbi e negli adolescenti.  L’animo di Maria si attaccava disperatamente a quel “benigno”, mentre quel “pseudo-cosa” non le piaceva per niente. Anche per questi sentimenti non dobbiamo mai dimenticare la difficoltà di trasmettere certe informazioni da medici a malati (e loro cari), perché basta pochissimo a comunicare false speranze o angosce indescrivibili. Quella di Paolino non era una grave malattia ma la guarigione doveva passare anche attraverso ripetute punture lombari, che prevedono l’inserimento di un ago nella schiena. Gesto ben spiegabile a un adulto, molto meno a un bambino, seguito dall’importanza, anzi indispensabilità, di stare fermi durante la manovra. Ora, immaginate un bambino di 8 anni che sta fermo in genere, figuratevi per 10-15 lunghissimi minuti con un ago di 10 centimetri nella schiena. La disfunzione di Paolino era poi più grave del previsto e dopo ripetute punture lombari  ha dovuto anche essere ricoverato per una procedura simile, ma in continuo. Giorni e giorni a letto con un ago nella schiena per svuotare quel liquido che la sua testolina non riassorbiva spontaneamente. Ci sono volute settimane di degenza, con tante lacrime di Paolino e tante, ma ben nascoste, della sua mamma.  Alla fine è andata, il sistema dei liquido è ripartito soprattutto grazie alla tempestività di tutti: maestra, mamma, medici, e lui ha ritrovato i suoi giochi, il suo banco, i suoi amici. La malattia può prenderti alla sprovvista, anche negli anni di maggiore benessere e spensieratezza. Può farti cadere, può far barcollare le certezze dei tuoi cari, ma ci si può anche rialzare e continuare a stare bene. Il segreto a volte sta nella velocità di valutazione, di diagnosi, di esecuzione. Non sono mancate in questo caso anche tanta tenacia e soprattutto positività di una mamma che, pur sola nel sostenere un peso gigantesco, non ha mai perso la speranza e non ha mai privato anche nei momenti peggiori Paolino del suo sorriso.

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