di Giorgio Civati
Ce n’eravamo dimenticati. In tanti anni di polemiche, progetti bocciati e rivisti, ipotesi impossibili ed errori, ci eravamo dimenticati del principale protagonista. Nella incredibile vicenda delle paratie, infatti, non sono la politica o l’amministrazione, buone o cattive che siano, gli argomenti principali, ma “lui”, il lago. Tanto bello quanto imprevedibile, così presente nelle vite di Como e dei comaschi da finire quasi dimenticato. Uno sguardo distratto passando e via, a discettare, discutere, polemizzare. Anche di paratie, di esondazioni, della diga di Olginate, dei livelli prima pericolosi perché troppo bassi poi, all’improvviso, pericolosi perché troppo alti. E così, il lago ha riconquistato il palcoscenico. Anzi, la piazza, essendo cresciuto così improvvisamente e repentinamente il livello delle acque fino a invadere la strada. Circolazione deviata, caos viabilistico e tutto il corollario di situazioni già viste molte volte, addirittura nei secoli. Tutto nella norma, ma anche – fortunatamente, ci viene da affermare – tutto così straordinario perché, appunto, queste giornate di caos dovrebbero spingerci a riportare l’attenzione sul fatto che le paratie dovevano servire, e a questo punto ancora servono, a contenere il lago nella situazioni in cui cresce, esce, esonda. Ubriacati da anni di nulla, probabilmente abbiamo pensato troppo al contorno. Ma “lui”, il lago, è sempre lì. Facciamocene una ragione: la natura con la sua potenza spesso ingestibile merita attenzione, impegno, addirittura amore. E se anche la si sottovaluta, prima o poi torna prepotentemente protagonista. Come in questo strano giugno, che in due/tre giorni ha visto un fenomeno che molti davano per superato. Qualche metro di strada invaso dall’acqua del lago, il girone viabilistico bloccato in centro città e qualche altro disagio dunque devono essere la spinta per Como a ripartire dall’inizio. Da quell’idea che, dopo l’alluvione in Valtellina, portò a ipotizzare una protezione della città dal lago troppo alto. Giusto o sbagliato che fosse, il progetto delle paratie ha segnato la città per trent’anni. Ma proprio per questo una fine va cercata, con forza, oggi, Proprio oggi che il lago ha invaso la strada in piazza Cavour: non siamo di fronte a un esercizio teorico di architettura cittadina, non stiamo giocando al piccolo o grande idraulico o ingegnere. Como ha un lago che il mondo ci invidia. Dimostriamo rispetto, interesse, amore e ricordiamolo: nonostante le paratie, “lui”, il lago, se lo merita.
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