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Quando mamma e bimbo si aggrappano alla vita

Di Mario Guidotti

Dopo tanti tentativi e fatiche finalmente Patrizia e Massimo aspettano un bambino. La gravidanza è al quarto mese e da qualche giorno la futura mamma fatica un poco a camminare. Boh, sarà il peso, la ritenzione di liquidi, le gambe gonfie. Ma una mattina il piede destro non risponde, va per conto suo e Patrizia si allarma. Il ginecologo prontamente contattato la rassicura sull’andamento della gestazione, ma visitandola si allarma e chiama il neurologo. Non ci vediamo chiaro e prendiamo tempo: un’infiammazione o qualcosa di più serio? Curabile? Guaribile? Andrebbero fatti altri esami più invasivi, ma ci sono rischi per la vita e lo sviluppo del prodotto del concepimento. In pochi giorni le gambe di Patrizia sono sempre più pesanti e arriva al Pronto Soccorso cittadino, sospettiamo una lesione al midollo cervicale, ma il medico può dire la sede della lesione non la sua natura. Va fatta una Risonanza Magnetica, però ci potrebbero essere rischi per il feto. Se aspettiamo troppo un’eventuale compressione del midollo potrebbe diventare irreversibile con rischi di paralisi dal collo in giù, oltre a compromissione di altre funzioni vegetative, quella riproduttiva compresa. Scatta una staff di crisi: neurologo, radiologo, ostetrico, anestesista, emergentista.

Se invece di una compressione fosse un’infiammazione e con esami invasivi compromettessimo il futuro bambino? Viene trovato un sistema di protezione, anche se parziale, ci assumiamo ciascuno i propri rischi, che vengono condivisi con i futuri genitori e procediamo. Finalmente le immagini: è un tumore che schiaccia il midollo. Ma sembra benigno! Un intervento può salvare le gambe della ragazza e anche il bambino. Viene allertato il neurochirurgo dell’altro ospedale di Como, trasmettiamo le notizie e le immagini insieme alle nostre ansie e la malata in poche ore è sul lettino operatorio.

Dodici ore sotto i ferri, mamma e bambino aggrappato alla sua vita, ed entrambi appesi a un cordone di 1 centimetro di diametro che è il midollo spinale, che se lesionato può interrompere le funzioni della paziente e la vita del suo piccolo. Il chirurgo sa che mezzo millimetro di errore è la differenza tra la vita e la morte. Insieme a lui in sala operatoria sembrano danzare una dozzina di altri operatori di supporto. Dopo mezza giornata è finita, il tumore è tolto tutto, completamente benigno. Patrizia si sveglia, muove le gambe e tutto il resto. Il monitoraggio del feto conferma che anche lui sta bene. È una storia di collaborazione tra i due ospedali cittadini, tra medici e infermieri e tecnici che ogni giorno si battono per salvare chi possono. Cinque mesi dopo è nato un bel bimbo. Questa volta è stato un successo e siamo qui a celebrarlo, ci piace però dedicare un pensiero anche alle persone le cui storie non finiscono altrettanto bene.

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