di Mario Guidotti
Un anno fa, oggi, uscì uno storico “tweet” del virologo Roberto Burioni: “Abbiamo una data. Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer scrive che se tutto andrà bene presenterà una richiesta per un’autorizzazione di emergenza del vaccino contro COVID-19 nella terza settimana di novembre. Forza!”. La notizia aprì il cuore degli operatori alle prese con la cosiddetta seconda ondata di Covid, che fu caratterizzata da una “spalla larga”: mentre il picco massimo dei deceduti in un giorno nella prima ondata fu raggiunto dopo 33 giorni (989 persone) e da quel momento è stato continuamente decrescente, nella seconda al picco di 933 deceduti in un giorno si arrivò dopo 81 giorni e l’andamento si mantenne altalenante. Ricorderete poi che tra alti e bassi natalizi, arrivammo alla terza nel febbraio-marzo 2021, senza mai vedere la defervescenza che avevamo invece vissuto nel maggio-giugno precedente, grazie al vero e unico lock-down praticato in Italia. Sappiamo poi come sono andate le cose, dal 27 dicembre si è iniziato a vaccinare nel nostro Paese e ad oggi la copertura è decisamente soddisfacente e il virus è imbrigliato. Contagi in netto calo, rianimazioni vuote, ospedali in sicurezza. Tutto questo grazie a tanti fattori (e persone): la collaborazione dei cittadini italiani, la capacità dei vertici di comando, un’ottima filiera organizzativa. Certo, in tutto si poteva fare di meglio, ma possiamo essere soddisfatti. Resta ancora da fare, tra i temi più caldi c’è lo scontento, anzi, i disordini e le violenze, della minoranza che non accetta il “green pass” e quindi la vaccinazione.
Con quali motivi? Non lo sanno neppure loro. L’immunizzazione è sicura, ormai possiamo dirlo non più sulla base degli studi sperimentali registrativi ma su numeri impressionanti di popolazione. E soprattutto, sono efficaci. È curioso che gli stessi contestatori del “green pass” siano gli stessi che si opponevano alle chiusure dei locali, del commercio, del mondo dello spettacolo. Infatti lo strumento, l’hanno capito anche i bambini, serve proprio per tenere aperti locali, esercizi, negozi, teatri, posti di lavoro. È un mezzo di costrizione indiretta alla vaccinazione? Forse sì, avremmo preferito un obbligo più diretto e trasparente, anche perché abbiamo già scritto che il “green pass” sulla base del tampone è un’ipocrisia scientifica. Quindi che cosa desiderano i “no vax”? Libertà di tutto?
Sì, a scapito degli altri. Quindi si invoca la sola propria libertà, senza considerare che apparteniamo a una comunità e anche molto numerosa. L’altro tema caldo è il richiamo della vaccinazione (non è corretto né chiaro parlare di terza dose): le immunizzazioni contro i Coronavirus non hanno validità perenne come accade per altri virus, quindi bisogna rinforzarla nel tempo. È consigliabile per tutti, ma soprattutto per i soggetti più fragili ed esposti. Prima lo liberalizziamo, cioè chi vuole si compra e si fa il richiamo, prima diamo un ulteriore segnale di normalizzazione della situazione sanitaria.
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