Categories: Opinioni & Commenti

Quello strano rapporto tra paziente e farmaco

di Mario Guidotti

“Dottore, mi hanno imbottito di medicine” oppure “mi hanno gonfiato di cortisone” o ancora “mi hanno riempito di antibiotici”. È un classico, il rapporto con i farmaci è molto spesso conflittuale nelle vicende tra medici e pazienti. Al contrario, ci sono malati che prendono (“tirano giù” o anche “bevono” sono  modi più comaschi di dire) un sacco di medicine con grande disinvoltura senza neppure dirlo ai propri curanti. Esempi? Per il mal di testa, per l’intestino (chi troppo e chi troppo poco), per digerire e per finire,  trattasi di una vera moda, i magici integratori. Quindi chi si lamenta del troppo, che sono magari due pillole, chi invece ci sguazza. Primo punto: grazie a Dio ci sono i farmaci. Certo, bisogna usarli nei modi e tempi corretti, cosa apparentemente scontata ma che non lo è per niente. Un paziente cui abbiamo prescritto una pastiglia al giorno della medicina A e tre volte al giorno della B, ha assunto per settimane tre volte al dì la A e una la B. Eppure era stampato da computer, quindi non c’è neppure l’alibi della brutta calligrafia del dottore. Misteri. Ma comunque è chiaro che la cronicizzazione delle malattie, l’invecchiamento della popolazione e quindi il sommarsi di più patologie nelle persone ha fatto sì che la mattina taluni individui abbiano l’impressione di assumere pillole a manciate. Ma se sono corrette va bene così. Il punto è che tutti i farmaci che si prendono non siano la risultante della somma aritmetica di tanti specialisti che prescrivono in autonomia. Spieghiamo: a volte un anziano va dall’urologo, cardiologo, neurologo, gastroenterologo, oculista, diabetologo, pneumologo e ciascuno prescrive la propria terapia. È possibile, anzi quasi certo, che vi siano interazioni tra le prescrizioni. Facciamo un esempio: il cardiologo vuole sempre tenere la pressione arteriosa il più bassa possibile mentre il neurologo ha bisogno che la “spinta” cardiocircolatoria sia tale da irrigare il cervello, oppure, tante medicine per la prostata agiscono anche sul sistema circolatorio, quelle per il respiro sul battito cardiaco  e così interferendo. È quindi fondamentale che vi sia un medico “collettore” di tutte le proposte terapeutiche, che conosca il malato in maniera “longitudinale”, cioè per buona parte della sua vita conoscendone anche aspetti che i vari specialisti che intervengono “trasversalmente” in un momento particolare del soggetto non possono conoscere. Chi meglio del Medico di Medicina Generale per questo ruolo? C’ è poi lo strano fenomeno dell’auto-medicazione, che non va per forza censurata, ma gestita correttamente. Quindi attenzione a farmaci apparentemente banali presi senza consultare il medico. Infine invece è del tutto reprensibile la pratica di far prescrivere terapia per conto terzi. Chi lo fa? Alzino la mano le mogli che non sono mai andate dal medico, ma spesso anche dal farmacista, a farsi dare qualche medicina per sintomi o segni osservati (da loro) sul marito.

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