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Questa città ha un problema

di Giorgio Civati

La città di Como ha un problema. Anzi, per correttezza va detto che di problemi il capoluogo ne ha molti, alcuni dei quali vecchi di anni, decenni, tali da fare tremare i polsi a chiunque (Ticosa e paratie per esempio), cui si aggiungono altri meno datati ma ugualmente pesanti (il viadotto dei Lavatoi, altro esempio) più tantissime, troppe piccole cose.

Il problema a cui pensiamo, però, è diverso e consiste nel rapporto tra politica e burocrazia. Tra gli amministratori e la “macchina” del Comune. Se ne era parlato già un po’ di tempo fa, a mezza bocca. Il sindaco Mario Landriscina aveva in parte giustificato le difficoltà della sua giunta affermando che è l’apparato burocratico di Palazzo Cernezzi a funzionare a rilento. Un accenno, poi più nulla.

Fino a qualche giorno fa, quando l’assessore allo Sport Marco Galli ha ripreso l’argomento riferendosi agli impianti sportivi. E il concetto era lo stesso: colpa degli uffici e di un altro assessore. Gli ha risposto piccato Vincenzo Bella (che ieri si è dimesso), rimandando le accuse al mittente ma anche un po’ alle strutture comunali. E in municipio stanno volando gli stracci, come si dice. Al di là della “guerra” in giunta o tra assessori, la questione che ci intriga è: in difetto sono i politici o i dipendenti del Comune? Chi comanda o quanti le loro scelte e decisioni devono attuarle?

Poiché la città di Como ha molti problemi, tante questioni aperte, trovare una risposta sarebbe d’aiuto. Per le grandi opere ma anche per quelle piccole. In via Castelnuovo, dalle parti del Setificio, c’è per esempio un cartello a bordo della strada, lato Cosia in direzione San Martino, che segnala un tombino sfondato o forse una buca. È lì da un annetto. Colpa del sindaco? O dell’assessore? Oppure, non bastava un tecnico, un funzionario, anche solo uno stradino addetto alla manutenzione? Nel dubbio quel piccolo problema resta, assieme a tanti altri.

E allora, ecco la successiva domanda. Se qualche problema c’è, all’interno dell’apparato e della macchina del Comune di Como, perché rimane nelle nebbie del detto e non detto? Appare insomma strano che le accuse siano state a mezza bocca, lanciate e poi mitigate o del tutto ritrattate da parte della politica locale. E altrettanto strano ci sembra il silenzio serafico dei chiamati in causa, dei dipendenti comunali ma anche dei sindacati relativi, altre volte ben più rapidi nel salire sulle barricate. Se non sono i dipendenti  remare contro ma i politici, perché non ribattere?

Per quieto vivere reciproco, forse. Intanto, però, a Como le cose vanno male. Da quel tombino segnalato come pericoloso in via Castelnuovo ma mai riparato per mesi a tutto il resto, la città stenta. Nelle piccole come nelle grandi cose. Se è colpa dei politici, lo terremo presente alle prossime elezioni. Se, invece, è colpa dei dipendenti comunali, qualcuno lo dica chiaramente anche per evitare che le “colpe” ricadano sui vertici, cui compete comunque migliorare le cose. Intanto, quale che sia la causa, questa Como gestita così – pur amandola – ci piace poco.

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