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Responsabilità, la palude dove tutto affonda

di Giorgio Civati

Di chi è la colpa? A livello forse a volte anche solo inconscio, la domanda ci gira e rigira da tempo in testa ed è relativa agli argomenti più disparati della vita e della cronaca.

Ma quest’ultima, appunto la cronaca, pare avere dimenticato questa domanda. O forse, semplicemente, non vuole dare risposte. Eppure un ragionamento su chi ha fatto cosa, su chi ha sbagliato, è basilare nella vita degli individui ma anche della società. Prendiamo Como: abbiamo pagine e pagine di cronaca su problemi, errori, mancati interventi, progetti mai realizzati.

E quasi mai una indicazione precisa di chi, nel caso, abbia sbagliato.

Gli esempi sono molti. Per il viadotto dei Lavatoi, per esempio, forse è in partenza la sistemazione e la messa in sicurezza. Bene, benissimo, si fa per dire… ma perché un’opera di appena una quindicina di anni è già messa così male?

Altro caso, più banale: la fontana in fondo a viale Geno è ferma, colpa di una pompa rotta, dicono le cronache. Ma era fine maggio e l’impianto resta ancora bloccato. Il Comune ha dato disposizioni? Sono gli amministratori pubblici lenti e distratti oppure gli uffici che non recepiscono? Questione di decisioni politiche o tecniche? Non bastava un idraulico?

Insomma, in questi come in molti altri casi ci sembra non solo utile, ma anche doveroso, arrivare a capire di chi è la colpa, sempre che colpa ci sia. Stiamo pensando a situazioni soprattutto di natura morale. Per quelle grandi incompiute che sono le paratie, al di là dei processi, c’è qualche colpa? Ci viene da affermare che sì, Como ha sbagliato e molto. Ma dire “Como” è dire niente e così si finisce per lasciar correre. Come probabilmente succederà in quell’altro pasticcio assurdo della lite per la sede di viale Geno.

La sensazione è che nessuno abbia voglia di dare risposte, in questi come in molti altri casi che potrebbero far scrivere volumi e volumi della storia anche solo recente della città. Eppure per i cittadini sarebbe fondamentale sapere, per valutare e decidere. E per votare, anche. Perché una democrazia sia veramente tale, deve essere anche trasparente, e invece accade troppo poco a nostro avviso.

Ovviamente ci rendiamo conto che parlare di colpe significa anche esporre il responsabile a critiche e sbeffeggi, specie di questi tempi estremamente crudeli tramite Internet.

Siamo tutti leoni, nascosti dietro lo schermo di un pc. Quindi il riconoscere colpe ed errori non deve essere preludio a persecuzioni di alcun genere: sbagliare è umano, succede. Ai sindaci e agli assessori, come agli stradini o ai tecnici. Però questa “palude” di mancanza di responsabilità  in cui ci troviamo a vivere, dove tutto affonda e si nasconde,  proprio non ci piace.

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