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Riforma della scuola, ora o mai più

di Adria Bartolich

Le scuole riapriranno. Lo sforzo organizzativo profuso per garantire lo svolgimento regolare delle lezioni è stato importante. Gli operatori della scuola sanno quanto sia fondamentale per i ragazzi potere riprendere con la didattica in presenza e ricostruire quanto prima ritmi di vita e rapporti con i coetanei adatti alla loro età.

Il lungo periodo di chiusura ha interrotto una relazione molto delicata con la scuola e con gli  insegnanti.

L’apprendimento passa anche attraverso una relazione costante e continua tra insegnanti e allievi.

Ricucire lo strappo non sarà semplice, anche perché docenti e studenti dovranno farlo dentro condizioni generali difficili.

Quelle che si profilano sono lezioni statiche, quasi ingessate. Turni d’entrata e turni d’uscita. Movimenti limitati dentro le aule e intervalli più adatti a un baronetto inglese dell’Ottocento piuttosto che a vivaci creature in età più o meno adolescenziale. Scuole con dispenser di disinfettante ovunque, spray per la pulizia del banco, mascherina per muoversi in aula e l’impossibilità quasi totale di svolgere lavori a coppia o in gruppo.

A tutto questo si sommano le difficoltà storiche della scuola italiana: strutture spesso inadeguate o vetuste, la difficoltà di coprire le cattedre in tempi certi e con personale qualificato.

Questo virus, bisogna saperlo, rischia di far saltare il sistema perché rende pressoché impraticabili tutte le misure tampone che nel tempo sono state regolarmente adottate per potere fare fronte alle esigenze, dalla divisione delle classi in caso di assenze, con gli alunni in altre classi, alle supplenze del personale in servizio che si susseguono a ritmo serrato che fino a qui hanno consentito di coprire i ritardi del Ministero nell’assegnazione dei docenti e i tempi biblici delle deliranti procedure necessarie per chiamare i supplenti.

Non si potrà più fare come prima, tutti i nodi verranno al pettine e non sarà colpa del virus bensì dai ritardi storici che in fatto di organizzazione scolastica sono stati accumulati e che sono innanzitutto ritardi di visione. In primo luogo della politica che non ha mai messo mano seriamente al sistema delle assunzioni per non perdere consensi. In secondo luogo dei lavoratori del settore che, essendo sempre sotto tiro, hanno fatto muro difendendo la scuola. Punto. Però  la scuola, si sa, è fatta di persone e situazioni molto diverse, alcune della quali non vanno difese per nulla.

Infine, dei sindacati che spesso ci  hanno messo del loro per rendere il sistema più simile a quello di un ufficio pubblico che a uno spazio educativo.

Bene, è arrivato il momento di mettere mano seriamente alla scuola. Ci sono le risorse e il virus ha sparigliato le carte. Ora o mai più.

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