Tassa rifiuti, l’inganno silenzioso: così i Comuni ti fanno pagare anche quello che non produci | 200€ l’anno in più
Immondizia (Wikipedia) - Corrieredicomo.it
La tassa rifiuti è ingannevole. I Comuni ti fanno pagare 200 euro in più, comprendendo anche ciò che non produci.
Il sistema di finanziamento per la gestione dei rifiuti urbani sta evolvendo in molti Comuni Italiani con l’introduzione della Tariffa Rifiuti Puntuale (TARIP), un meccanismo destinato a sostituire la tradizionale TARI di natura tributaria.
La TARIP si basa sul principio europeo del “chi più produce più paga“, mirando a incentivare i comportamenti virtuosi.
A differenza della TARI, calcolata principalmente sulla superficie dell’immobile e sul numero degli occupanti, la tariffa puntuale lega parte del costo (la quota variabile) alla quantità effettiva di rifiuto secco indifferenziato prodotto da ciascuna utenza.
Questa misurazione viene effettuata tramite sistemi di tracciamento, come microchip installati sui contenitori o sacchetti codificati, che registrano il volume o la frequenza di conferimento del rifiuto non riciclabile. L’obiettivo è duplice, aumentare la percentuale di raccolta differenziata e garantire maggiore equità distributiva dei costi.
200 euro in più sulla tassa dei rifiuti
Nonostante le intenzioni lodevoli, l’introduzione della Tariffa Puntuale è spesso accompagnata da timori e critiche, alimentate da titoli allarmistici come l’inganno silenzioso, secondo cui i Comuni ti fanno pagare anche quello che non produci e la prospettiva dei 200 euro l’anno in più.
Questa preoccupazione nasce dal modo in cui la tariffa viene strutturata. Essa è composta da una quota fissa e una quota variabile. La quota fissa copre i costi generali del servizio (spazzamento strade, costi amministrativi ecc) e rimane legata alla superficie e al nucleo famigliare, indipendentemente dalla quantità dei rifiuti prodotti. È proprio questa quota fissa elevata che in alcuni casi non è percepita come equa, specialmente da chi differenzia in modo impeccabile, facendo temere di pagare anche per i rifiuti altrui. Inoltre il timore di aumenti consistenti (anche nell’ordine dei 200 euro) si concretizza soprattutto per gli utenti che non si adattano alle nuove regole e continuano a conferire l’indifferenziato con alta frequenza, superando il numero minimo di svuotamenti inclusi nella tariffa base.

Il silenzioso inganno dietro la tassa
Per evitare rincari e beneficiare dei potenziali risparmi ottenuti dalla TARIP, è cruciale comprendere che l’unico modo per agire sulla componente variabile della tariffa è ridurre al minimo il rifiuto indifferenziato. Il sistema premia chi adotta comportamenti virtuosi, incoraggiando la riduzione della produzione di scarti alla fonte e il miglioramento della qualità della raccolta differenziata.
Ad esempio, per le utenze domestiche, la regola d’oro diventa quella di esporre il contenitore del secco solo quando è effettivamente pieno, in modo da non superare il minimo di svuotamenti previsti. Sebbene l’iniziale implementazione possa sembrare complessa e generare incertezze sui costi, anche per i Comuni che devono installare e gestire i nuovi sistemi di tracciamento, il principio di equità e sostenibilità ambientale del “chi più produce più paga” rimane con l’obiettivo primario del nuovo regime tariffario, ponendo il controllo della spesa direttamente nelle mani del cittadino.
