A Como 376 imprese registrate in meno. Il dato allarmante si riferisce ai primi 3 mesi del 2020

Il crollo è di quelli importanti, soprattutto in prospettiva futura. Nei primi tre mesi del 2020 e dunque nel periodo che abbraccia anche febbraio e marzo, mesi che hanno visto esplodere l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus, sono calate di circa 600 unità le imprese lariane iscritte nel registro tenuto dalla Camera di Commercio di Como-Lecco. Per la precisione le cifre parlano di 589 casi, di questi 376 quelli comaschi e 213 a Lecco. Nello stesso periodo del 2019 il calo era stato di 498 unità (-299 a Como e -199 a Lecco). «Sono dati importanti poiché sono riferiti alla fase iniziale dell’emergenza sanitaria. La Camera di Commercio assicurerà nei prossimi mesi un monitoraggio costante per valutare l’evoluzione». Questo il primo commento del presidente della Camera di Commercio di Como e Lecco, Marco Galimberti. Sarà ora decisivo capire l’evoluzione della pandemia ma soprattutto come e se reggeranno le misure di riapertura delle attività economiche in fase di studio proprio in queste ore da parte del Governo e attese per il prossimo 4 maggio.L’emergenza legata al Covid-19 si riflette in particolare nel dato relativo alle imprese nate nei primi tre mesi dell’anno in corso che è il più basso degli ultimi dieci anni: 766 nel Comasco, con un calo del 20% rispetto allo stesso periodo del 2019. Il comparto artigiano ha registrato un calo di oltre 200 imprese, una larga maggioranza delle quali, 158, a Como. «Quanto ai dati diffusi si registra, come prevedibile, il saldo sulla nati-mortalità più negativo degli ultimi 10 anni – aggiunge Galimberti – Questo è riconducibile non tanto alla chiusura di imprese attive, quanto piuttosto al fatto che chi stava per avviare un’impresa ha, nell’incertezza, giustamente preso tempo». Una realtà dunque preoccupante. «La situazione per ora è ancora abbastanza stabile e non abbiamo associati di Confindustria in crisi. I dati della Camera di Commercio sono allarmanti – interviene Walter Pozzi, presidente del settore Pmi di Confindustria Como – Ovviamente gli effetti li vedremo nei prossimi mesi e se non ci sarà l’immissione nel sistema di vera liquidità e non solo delle garanzie, la realtà non potrà che precipitare. Senza risorse pagheremo un tributo molto alto, soprattutto le imprese medio piccole che non hanno magari una struttura economica o delle riserve tali da poter sopportare il momento». E i prossimi giorni saranno significativi. «A fine marzo non abbiamo riscontrato eccessive criticità nei pagamenti e gli insoluti sono al minimo – prosegue sempre Pozzi – ma la vera svolta si potrà intuire già a fine aprile, quando si capirà la reale situazione e se il sistema potrà reggere. Ripeto, è fondamentale avere le risorse e potervi accedere senza eccessiva burocrazia, visto anche l’avvicinarsi di diverse scadenze fiscali. Se così non sarà, certamente in molti non riusciranno a sopravvivere».E anche sul fronte sindacale la preoccupazione per gli effetti già causati dai primi mesi della pandemia e quanto potrà accadere nei prossimi mesi è molto alta. «La preoccupazione è forte. I numeri fotografano una situazione che potrebbe essere solo l’anticipo di una realtà futura catastrofica. Questo perché dietro i numeri ci sono famiglie che vivono male e a rischio anche nel soddisfacimento dei bisogni essenziali – spiega Salvatore Monteduro, segretario generale della Uil del Lario – Sarà determinante calcolare bene i passaggi della ripartenza e soprattutto monitorare le tante situazioni di persone ormai sulla soglia dell’indigenza che ogni giorno vediamo».

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