Leoncavallo, lo sgombero segna un giro di vite per il pensiero politico-amministrativo

Sgombero Leoncavallo

Leoncavallo - Wikipedia - CorrierediComo.it

Fondato nel 1975, il Leoncavallo è stato simbolo della cultura alternativa, dell’autogestione e dell’attivismo, da ora non esiste più.

La storia italiana, specialmente quella degli anni 70, ha visto svilupparsi il fenomeno dell’occupazione di aeree per creare centri aggregativi di espressione personale a 360°.

Non pensate a un contesto politicizzato prettamente di sinistra, in quegli anni i giovani capivano che era necessario esprimere il bisogno di trovare luoghi dove condividere il pensiero senza pregiudizi.

In questo substrato culturale, nel 1975, un’area dismessa di circa 3.500 metri quadri (situata proprio in via Leoncavallo, a Milano), fu occupata da un gruppo di militanti extraparlamentari che avevano partecipato al movimento rivoluzionario del 1968.

Qui si promuovevano iniziative culturali dedicate ai cittadini, tra cui una scuola popolare per consentire agli operai di ottenere la licenza media. In quegli anni fu di supporto anche per fornire l’ausilio di asili nido, mense popolari e consultori ginecologici per sopperire alla carenza dell’amministrazione pubblica.

Le Mamme del Leoncavallo

Dopo l’omicidio di Fausto Tinelli e Iaio Iannucci, due giovani del Leoncavallo impegnati nella lotta allo spaccio di eroina nel quartiere il “Leonca” uscì dai confini regionali.

Le madri dei due giovani insieme ad altre donne del centro sociale, diedero vita al gruppo “mamme del Leoncavallo”, impegnandosi nella lotta contro l’eroina.

Leoncavallo addio
Murales del Leoncavallo – Facebook – CorrierediComo.it

Lo sgombero rappresenta un evento di rilievo nel panorama politico e urbano di Milano

Dal punto di vista politico, lo sgombero assume un valore importante. Da una parte, è un atto di riaffermazione dell’autorità istituzionale, per ripristinare il controllo su spazi occupati illegalmente. Le istituzioni con questo gesto lanciano un segnale di fermezza verso le occupazioni indebite di beni pubblici o privati.

Dall’altro canto il Leoncavallo, ha offerto servizi, attività culturali, eventi artistici e iniziative solidali, rivolti a fasce della popolazione marginalizzate o escluse dai circuiti ufficiali. Il suo sgombero in questa ottica rappresenta una perdita. Il gesto politico dello sgombero può essere interpretato anche nel contesto delle trasformazioni urbane, in particolare nei processi di gentrificazione. In alcune letture, l’eliminazione di spazi autogestiti coincide con una spinta alla “normalizzazione” e alla valorizzazione economica del territorio, a beneficio di interessi immobiliari. Eliminare un centro come il Leoncavallo impoverisce la libertà di espressione. Questo sgombero è un atto amministrativo e le autorità hanno il dovere di tutelare chi reclama una proprietà occupata impropriamente. Tuttavia, la famiglia proprietaria della cartiera, ha ricevuto un risarcimento dallo stato per questo illecito. Senza il Leoncavallo ci si chiede se resterà il suo messaggio di inclusione e partecipazione.