“Portate via i vostri soldi se non volete rischiare”: la banca più amata dagli italiani salta in aria | Ecco cosa succederà

Coda al bancomat

Banche e crisi economica - corrieredicomo.it

“La tua banca è al sicuro?” La domanda che nessuno fa, ma che ogni risparmiatore dovrebbe porsi ora più che mai: ecco cosa sta succedendo.

Negli ultimi anni ci siamo abituati a dare per scontato che i soldi sul conto corrente siano al sicuro. E in effetti, lo sono – almeno fino a un certo punto. Il problema è che non ce lo ricordiamo mai fino al giorno in cui una banca va in crisi. E allora, tra titoloni sui salvataggi e rassicurazioni ufficiali, scatta la confusione.

Chi ci rimette? I clienti? I correntisti delle altre banche? Chi garantisce davvero i nostri depositi? E soprattutto: quante altre banche sono esposte quando una crolla? Spoiler: molte più di quanto pensiamo.

In questi giorni un caso reale sta mettendo in discussione un dogma che credevamo inattaccabile. E non riguarda solo i clienti della banca in difficoltà, ma anche chi ha il conto in una delle cinque più grandi d’Italia.

Quando una banca crolla, non lo fa da sola: ecco chi rischia davvero

Nel sistema bancario moderno, nessuna banca fallisce nel silenzio. I conti correnti sotto i 100.000€ sono protetti dal FITD – il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi – ma non è sempre tutto così semplice.

Se il tuo deposito è più alto di quella soglia, la parte eccedente non è garantita. Se invece hai investito in obbligazioni o azioni della banca in difficoltà, potresti perdere tutto. Ma fin qui, nulla di nuovo.

La novità vera arriva quando a salvare una banca sono le altre banche. Non lo fa lo Stato, non lo fa la BCE: intervengono direttamente le ‘sorelle maggiori’, cioè gli istituti più solidi. Che, in cambio, si espongono in prima persona. E chi ha un conto in quelle banche, anche se in apparenza non perde nulla, potrebbe comunque subire conseguenze indirette: commissioni più alte, minore redditività per l’istituto, rischio di nuovi contributi straordinari al FITD e una fiducia del mercato che si assottiglia. Insomma: quando il sistema salva se stesso, i costi si distribuiscono. E qualche pezzo, in silenzio, lo paghiamo anche noi.

mazzette 50€
Fallimento bancario e contributi straordinari al FITD – corrieredicomo.it

La banca che ha rischiato la bancarotta e chi ha pagato

Il caso riguarda Banca Progetto, commissariata dalla Banca d’Italia nel marzo 2025 e oggetto di un’operazione di salvataggio da 400 milioni di euro. A intervenire sono stati il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (il FITD) e cinque grandi gruppi bancari: Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, BPER Banca e MPS.

L’obiettivo è stato quello di garantire la continuità dei servizi per i clienti e la stabilità del sistema bancario. Tuttavia, va sottolineato che questi interventi, pur necessari, comportano un impatto anche sui bilanci delle banche coinvolte.

Chi è cliente di questi istituti non rischia nulla sui propri risparmi, ma partecipa indirettamente – attraverso il sistema – a sostenere i costi di queste operazioni. Non è un contributo diretto, né visibile in bolletta, ma è parte del meccanismo di solidarietà tra banche che evita il contagio sistemico.

Il vero punto da tenere presente è che la tenuta di tutto il sistema dipende anche da quante crisi si troverà ad assorbire. Ecco perché, quando si parla di banche commissariate, l’attenzione non deve concentrarsi solo sulla singola vicenda, ma sull’insieme del quadro.