Cimeli di un secolo fa donati al Museo del Ghisallo

Una nuova donazione al Museo del Ghisallo di Magreglio; documenti e immagini che riportano ad un secolo fa e che aprono una finestra sul ciclismo che fu. Da qualche giorno una bacheca è dedicata a Francesco Bosoni, detto il “Drago”, nato a Stradella il 21 luglio del 1903 e morto a Milano il 23 giugno del 1967.Il materiale è stato consegnato dal figlio, Augusto, 91 anni, e dal nipote, Jorgen. Una storia particolare quella di Francesco Bosoni: partecipò al Giro d’Italia del 1928 come “indipendente”, quindi non iscritto da una squadra. Quell’anno partirono in 298 e conclusero in 126, con Bosoni che riuscì a terminare al 71° posto.Era una epoca evidentemente differente: «Mio padre era sì “indipendente” – spiega il figlio Augusto, ma aveva comunque raggiunto un accordo un accordo con uno dei big dell’epoca, Domenico Piemontesi. Il suo compito? Ostacolare il principale avversario di Piemontesi per la maglia rosa, il grande Alfredo Binda».Era un Giro d’Italia in cui le gomme bucate erano all’ordine del giorno, con tappe massacranti. Il via il 12 maggio, arrivo il 3 giugno del 1928. La frazione più lunga, di ben 327,9 chilometri, da Arezzo a Sulmona. Piemontesi fu maglia rosa nella parte iniziale, poi Binda prese il simbolo del primato proprio a Sulmona (terza tappa) e lo conservò fino al termine a Milano.Lo stesso Bosoni litigò proprio con Binda: Piemontesi gli aveva dato il compito di infastidirlo nelle volate e il corridore di Stradella eseguì al meglio il suo compito. Il campione di Cittiglio evidentemente non gradì.Quella fu l’unica partecipazione di Bosoni al Giro d’Italia. La sua non fu una carriera lunga, anche se poi, lo stesso figlio Augusto non ha avuto occasione di parlare con il padre dei motivi del suo ritiro.«Mi ha soltanto detto che aveva partecipato a tutte le gare ad esclusione della Milano-Sanremo».Da grande appassionato del suo sport, Francesco a Milano aveva aperto una attività vicino al Velodromo Vigorelli, che però fu stroncata da un bombardamento nella Seconda Guerra Mondiale. Ma ebbe poi la capacità di rialzare la testa e di riprendersi al termine del conflitto.