di Lorenzo Morandotti
Sabato e domenica in occasione della Lake Como Design Fair
l’Ordine degli Architetti ha organizzato visite guidate ai monumenti del
razionalismo a Como e aperto nella sua sede al Novocomum di Giuseppe Terragni
in viale Sinigaglia l’esposizione
permanente di cartoline del progetto “Fisionomie Lariane”, documentato anche da
un elegante volume. È il risultato di cinque anni di indagini della Commissione
Cultura dell’Ordine comasco sull’identità
del nostro territorio attraverso un inventario di casi-chiave significativi
che diventano cifre identitarie, una sorta di identikit-mosaico. Che va dalla
Pietra Pendula del Montepiatto ai
Cantieri della Navigazione di Tavernola, dai monumenti di Terragni a quel segno lasciato dalla
modernità sulla collina che sovrasta il capoluogo che è l’autostrada. Il volume
arricchito da splendide foto (undici gli autori coinvolti) si amplia nella
mostra permanente di cartoline che il visitatore del Novocomum può consultare in una ampia bacheca e spedire come ricordi da Como se ha ancora
questa usanza ormai ritenuta vetusta in tempi di social network ma tangibile e solida e quindi forse da
recuperare se non si vuole cedere del tutto al conformismo liquido dei tempi.
Libro e cartoline sono l’esempio di un dialogo intelligente tra studiosi e
cittadinanza, meritevole di aprire ulteriori dibattiti pubblici sul destino dei
luoghi che viviamo quotidianamente. Il visitatore della sede degli Architetti
lariani ha la sensazione che questo dibattito non sia più procrastinabile
appena uscito dall’edificio del Novocomum che compie giusto novant’anni. E
infatti trova una zona giardini e la “cittadella razionalista” sul lungolago
che lasciano a desiderare, e i
marciapiedi che delimitano lo stesso Novocomum crivellati di buche. Una
passeggiata attorno allo stadio Sinigaglia può bastare per rendersi conto dello
stato in cui versa la zona giustamente ritenuta di pregio ma non all’altezza
del lignaggio sul fronte estetico. Contraddizioni che vengono al pettine in una
città che si dice turistica. È come se per arrivare a un monumento come
Sant’Abbondio – altro tesoro documentato nel volume insieme all’area fortemente
antropizzata che lo contiene (dove insistono anche l’Università dell’Insubria e
la cittadella dell’informazione che comprende il nostro giornale ed Espansione
Tv) – si dovesse passare per un’area gravemente dismessa (ex Ticosa), allietati dai miasmi di un
depuratore. Assurdo, no?
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